Quartu accogliente, sono 2500 gli stranieri che vivono in città: “Chi è in difficoltà va aiutato”

I migranti al centro del dibattito tra Comune e Caritas, emergono anche i numeri della presenza straniera in città: la maggior parte sono senegalesi. Il sindaco Milia: “La parte del mondo nel quale viviamo ha dato una lettura sbagliata al processo di globalizzazione, è stata la causa di nuove chiusure”


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Sono 2592 gli stranieri che vivono a Quartu Sant’Elena: 507 sono senegalesi, poi ci sono 254 ucraini e 231 rumeni. Sono i numeri, emersi durante la giornata mondiale del rifugiato, snocciolati nella sala affreschi dell’ex Convento dei cappuccini, alla presenza di Caritas e Comune: i due enti, insieme all’ufficio diocesano Migrantes, hanno dato vita a un momento di riflessione e sensibilizzazione sui temi della mobilità umana e dell’integrazione, ma anche per fare il punto sui percorsi di inclusione portati avanti nel territorio. L’amministrazione quartese è infatti sempre molto attiva nel settore, attenta a favorire l’integrazione e anche l’accoglienza, con progetti concreti capaci di dare risposte alle tante persone che arrivano in Sardegna in cerca di un futuro migliore.  La giornata è stata aperta da don Marco Lai Direttore della Caritas diocesana di Cagliari: “Questo momento di riflessione si colloca in un contesto internazionale segnato da scenari nuovi, con una guerra in Europa che ci mette a dura prova e che finora ha già causato milioni di profughi, di cui 125mila in Italia, a cui si aggiungono i conflitti e le crisi determinate da questioni climatiche, ambientali e alimentari. Di fronte a ciò siamo sempre più chiamati ad accogliere: secondo l’ultimo sondaggio Ipsos l’80 per cento degli italiani oggi è a favore dell’accoglienza, dato determinato anche dalla crisi ucraina. Il direttore della Caritas diocesana ha anche fatto riferimento all’impegno concreto della Chiesa, attraverso la Caritas, nell’accoglienza: 27 i migranti accolti nel Sai San Fulgenzio, 141 nei Cas, circa 300 profughi ucraini nelle ‘accoglienze del cuore’ grazie al progetto Apri, a cui si aggiungono quelli ospitati negli istituti religiosi maschili e femminili. Ecco perché è importante il rafforzamento della rete, che include privato, comunità religiose, cittadinanza attiva, terzo settore e istituzioni”.

 

 

Il sindaco Graziano Milia ha spiegato che “questa parte del mondo al quale apparteniamo ha dato una lettura sbagliata a questi ultimi 30 anni, dall’avvio del processo di globalizzazione, nato con la convinzione potesse garantire maggiore apertura e invece causa di ulteriore chiusura. Servono riflessioni, soprattutto da parte dei paesi del cosiddetto Occidente democratico, per anni convinto che la sola diffusione del libero mercato fosse sufficiente per ripristinare la parità. Reputo pertanto storica la monumentale presenza, nel periodo più critico della pandemia, di Papa Francesco in piazza San Pietro, da solo, quando ha detto chiaramente quanto siamo stati presuntuosi”, ha proseguito il primo cittadino . “La vicenda dell’Ucraina ha fatto scoprire a tutta l’Europa che il problema dei rifugiati è serio. E se prima veniva visto come un fastidio, ora dobbiamo guardare il bicchiere mezzo pieno, perché, sebbene non siano problemi di facile soluzione, può essere l’occasione per ripartire. Ora ci sono problemi per le fonti energetiche e anche per l’approvvigionamento alimentare. Noi siamo preoccupati per l’aumento dei prezzi, ma in altre realtà queste modifiche dello status quo porteranno la fame. E di conseguenza si creerà ulteriore mobilità nel mondo. E chi è in difficoltà deve essere aiutato. Anche, o forse soprattutto, con l’attività concreta delle comunità locali. Ecco perché dobbiamo coinvolgere i cittadini in questi progetti, metterli a conoscenza, anche con manifestazioni come questa di oggi” ha concluso. È poi intervenuto l’arcivescovo di Cagliari, Monsignor Giuseppe Baturi: “Quella di oggi è unagiornata che ci porta a riflettere sulla nostra accoglienza verso fratelli che per vari motivi sono costretti a fuggire, perché rischiano la loro vita e cercano sicurezza e un futuro migliore. Abbiamo il dovere di accoglierli, sia perché come uomini non possiamo non sentire il grido di altri nostri fratelli e sia perché come cristiani nel volto del rifugiato vediamo quello di Cristo. Questa riflessione sia dunque capace di potenziare tante energie buone che vediamo già in atto nella nostra società. L’abbiamo già dimostrato tante volte, dobbiamo essere sempre più generosi e accoglienti, affinché ci sia un seme di umanità contro la guerra, una rete di amicizia contro ogni ostilità”. “L’amministrazione comunale è da sempre in prima linea nei confronti dei profughi e dei rifugiati”, ha aggiunto l’assessore ai Servizi Sociali Marco Camboni . “Quartu è inserita nella rete del supporto internazionale, grazie alla presenza della Caritas che è operativa nel nostro territorio e costituisce un tassello prezioso di quella rete di collaborazione fra diversi soggetti istituzionali che garantisce il successo dell’accoglienza nel nostro territorio. Siamo lieti di ospitare la giornata del Rifugiato convinti come siamo che questo incontro sia anzitutto un modo per confrontarsi costruttivamente e trovare nuove soluzioni per un fenomeno non nuovo ma che vediamo evolversi di giorno in giorno, alla luce dei conflitti in corso e delle crisi emergenti sul fronte alimentare, climatico, umanitario. Non basta offrire a queste persone la possibilità dell’accesso; il dovere degli amministratori è garantire la possibilità del riscatto. Abbiamo il dovere di studiare processi e percorsi coerenti. Occorre quindi interpretare le diverse culture, sviluppare letture corrette e dare risposte adeguate per aiutare queste persone a trovare un futuro qui”. La seconda parte dell’evento è stato caratterizzato dalla tavola rotonda coordinata dal presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Francesco Birocchi e divisa in due sessioni, intervallate dal focus sulle attività svolte con la Comunità missionaria di Villaregia e “La Matrioska”. La prima sessione “Verso la cultura dell’integrazione: giovani a confronto” è stata un momento di dialogo tra i migranti accolti nel SAI e nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria) della Caritas e i giovani destinatari dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO, ex alternanza scuola-lavoro); nella seconda sessione i giovani hanno potuto dialogare con l’arcivescovo e con alcuni rappresentanti delle istituzioni civili.


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