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Dal secondo Congresso regionale della UilTec, in corso di svolgimento a Pula, arriva un appello alle istituzioni, alle organizzazioni dei datori di lavoro, Confindustria in testa, e agli stessi sindacati confederali: bisogna unire le forze per favorire anche in Sardegna un’industria sostenibile, moderna e capace di garantire occupazione stabile, garanzie dei diritti e opportunità per i nostri giovani che sempre più spesso sono costretti ad emigrare. E soprattutto è necessario superare le vecchie logiche dell’assistenzialismo e degli ammortizzatori sociali a vita che non producono benessere ricchezza.
“Nella nostra regione prevale uno spiccato spirito anti industriale che penalizza pesantemente la nostra economia e i livelli occupazionali – ha spiegato aprendo i lavori il segretario della UilTec Sardegna Salvatore Sini -. Avversione all’industria che condiziona anche e la politica, tanto da renderla debole nel sostenere politiche industriali sostenibili e capaci di rilanciare un economia agonizzante in tutti i comparti produttivi. Si preferisce parlare di rilancio di settori che pur potendo coesistere con il settore industriale rischiano, isolandosi, di divenire miraggi senza l’indispensabile sviluppo, la piena occupazione e la garanzia delle tutele contrattuali”.
Dal congresso della Uiltec, che unisce oggi tutti i lavoratori dell’industria chimica, dell’energia e del tessile della Sardegna, arriva dunque un NO all’assistenzialismo pubblico che non ha mai garantito occupazione stabile e benessere, ma anche un NO al “falso ambientalismo” che si oppone sterilmente a qualsiasi iniziativa o attività imprenditoriale. “Siamo molto lontani dall’essere difensori degli inquinatori – ha detto Sini spiegando che il sindacato è sempre in prima linea nelle attività di verifica e controllo della tutela dell’ambiente sui posti di lavoro – ma siamo convinti assertori di un’industria sostenibile, moderna e capace di garantire occupazione stabile, garanzie dei diritti e opportunità per i nostri giovani”.
Il sindacato, costretto a fare i conti con un mercato del lavoro in profonda mutazione, è d’altronde chiamato ad affrontare le nuove sfide della cosiddetta Industria 4.0, non solo per formare i giovani sardi, ma anche per riqualificare larghe fasce di lavoratori tra i 35 e i 50 anni che rischiano di essere esclusi da un mercato del lavoro sempre più esigente che richiede professionalità sempre più alte. “Dobbiamo dare risposte alle nuove professioni che oggi non hanno un contratto di riferimento – ha detto Sini -. Dobbiamo pensare a quanti sono espulsi dal mondo del lavoro con età anagrafica lontana dalla pensione. Dobbiamo rispondere a tutti quei lavoratori che hanno bisogno di essere formati e riqualificati per essere parte attiva nel mondo produttivo. In altre parole, dobbiamo ripensare il nostro modo di intendere il lavoro così come, necessariamente, dobbiamo rivedere il nostro modello di confronto e di relazioni tra le parti”.
Dalla Uiltec è arrivato un giudizio parzialmente positivo sull’operato della Giunta e del Consiglio regionale per l’impegno profuso per le tematiche industriali storiche: dal Sulcis al Sassarese, dalla metanizzazione al Piano energetico ambientale regionale, dalle Politiche attive sul Lavoro alle bonifiche. “Credo però sia necessaria una profonda riflessione da parte di tutti – ha aggiunto Sini -: la Sardegna non si può permettere di avere 60 consiglieri regionali impegnati a fare i sindaci del loro territorio in Consiglio Regionale; la Sardegna non può consentire che la burocrazia confligga con gli indirizzi politici. Non possiamo rischiare di perdere investimenti e posti di lavoro perché le convinzioni personali, ambientaliste o no, di qualche funzionario possano compromettere iter propedeutici alla realizzazione dei progetti previsti. Da Sardo vorrei urlare con forza la mia contrarietà a uno sviluppo della nostra regione basato sugli ammortizzatori sociali. Dobbiamo avere la capacità di garantire, come previsto dalla Costituzione, un salario a fronte di una prestazione. Solo così saremo in grado di far ritrovare, alle persone, la dignità che solo il lavoro sa dare. Per questi motivi sono convinto che la politica debba cambiare in modo rapido. Se non ci sarà questa volontà e la capacità di cambiare, diventerà difficile contrastare chi parla alla pancia dei nostri concittadini”.
Quanto ai rapporti con le organizzazioni imprenditoriali la Uiltec ha chiesto con forza a Confindustria e alle altre associazioni un ruolo più attivo e propositivo per creare dei modelli virtuosi che riducano la conflittualità favorendo un confronto continuo mirato alla soluzione dei problemi prima che questi diventino irrisolvibili. “Perché solo di fronte alla comunicazione di chiusura di un’azienda siamo tutti più disponibili a trovare soluzioni condivise? – si è chiesto Sini -. Troppo spesso siamo chiamati a sancire situazioni di fine corsa, siamo coinvolti per avviare procedure di ammortizzatore sociale e, a nostro parere, questo non può essere il nostro ruolo. Noi, nel rispetto dei ruoli, abbiamo l’obbligo di essere partecipi e garantire un confronto chiaro e propositivo. In un momento così importante dobbiamo riuscire, insieme, a far diventare un’opportunità, per tutti, il cambiamento che ci accingiamo ad affrontare”.
I lavori sono proseguiti con la tavola rotonda moderata dal giornalista Andrea Frailis alla quale sono intervenuti Paolo Pirani, segretario generale della UilTec, Michele Faioli, docente dell’Università degli Studi di Tor Vergata, Maurizio Genesini, presidente Demi (Gruppo Ferraguti), Fernando Ferri, direttore Risorse Umane della Saras/Sarlux e Alberto Scanu, presidente della Confindustria Sardegna.
Il dibattito congressuale proseguirà domani. Dopo le conclusioni del segretario generale Pirani, previste alle 12, verranno rinnovati gli organismi regionali e completato il processo di regionalizzazione della categoria.