Intervista al candidato per le primarie del centrosinistra, Gianfranco Ganau, attuale sindaco di Sassari.
Cosa l’ha spinta a candidarsi alle primarie del centrosinistra?
L’esperienza di questi anni da Amministratore Locale mi ha fatto toccare con mano la notevole distanza tra le politiche regionali e le esigenze dei cittadini con cui si confrontano quotidianamente i Sindaci e gli Amministratori Locali. Credo che la classe dirigente che si è formata nella difficoltà della crisi a contatto diretto con i problemi dei cittadini sia matura per guidare la Regione e trasformarla nel profondo. Serve una Regione che faccia le leggi, semplifichi la burocrazia, si spogli delle funzioni gestionali sciogliendo i 37 Enti Regionali inefficienti e fonte di sprechi, delegando le funzioni agli Enti Locali. Una Regione più vicina ai cittadini.
In caso di vittoria alle primarie, e poi alle elezioni regionali, quali sono le priorità su cui si concentrerà?
Sulla riforma della Regione, ma anche occupazione e lavoro, e in settori importanti come la sanità e l’istruzione.
Quello dell’occupazione è uno dei settori più in crisi: secondo lei cosa si può fare?
La priorità assoluta nella nostra Regione è il lavoro. Solo nell’ultimo anno sono stati persi 54 mila posti di lavoro. La Sardegna è drammaticamente ai vertici delle classifiche per la disoccupazione giovanile e femminile. Servono politiche che partano dalla base e per tracciare un percorso di prospettiva futura, ad iniziare dalla lotta alla dispersione scolastica per evitare figure marginali che hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro; al contempo bisogna incrementare l’occupazione, favorendo la qualità del lavoro, sostenendo le nostre Università, attivando politiche di formazione mirate al reinserimento di tutte quelle persone espulse dal circuito lavorativo, attraverso la formazione di nuove imprese, sostenendo modelli di rete tra le aziende in grado di reggere la sfida dell’innovazione e del mercato. Occorre rendere appetibile l’insediamento in Sardegna di nuove imprese, mediante meccanismi di defiscalizzazione possibili grazie all’estensione in tutto il territorio regionale dei modelli di Zona Franca Urbana, con il vantaggio di favorire l’economia nei diversi comparti di tutta la Regione. Ovviamente le imprese vanno sostenute nei meccanismi di competizione nazionali ed europei e va risolto il problema del deficit infrastrutturale (trasporti, viabilità, energia a basso costo), che attualmente costituiscono un grave elemento di penalizzazione per la nostra isola.
Su quali settori dell’economia isolana si deve puntare?
Credo sia davvero ora di smetterla con la sterile polemica industria sì, industria no. Alla nostra Regione serve uno sviluppo equilibrato e sostenibile di tutti i comparti: quello industriale, quello agricolo, quello turistico in primo luogo. L’agricoltura, per esempio, deve superare la marginalità cui è relegata oggi con superfici agricole coltivate superiori a 1 milione di ettari che non producono che il 40% del fabbisogno interno, con una frammentazione di centinaia di piccole e piccolissime imprese agricole che se non messe in rete, non sono in grado di reggere la competizione del mercato e di conseguenza di crescere. Serve un piano di sviluppo rurale che definisca in quali compartì e dove si debba intervenire, sostenendo le imprese per evitare dispersioni oggi non tollerabili. Una programmazione seria del settore può produrre nei prossimi 5 anni un incremento di 10 mila posti di lavoro e il raddoppio della produzione.