“Prezzi di frutta e verdura alle stelle a Cagliari? No, ma le primizie costano di più”

ECCO TUTTI I PREZZI- Furiose polemiche per i costi di frutta e verdura nelle botteghe cittadine, ma i titolari si difendono: “I prezzi sono legati al mercato, in continuo movimento. Pesche a tre euro al chilo o ciliege a 11,50 euro sono accettabili, siamo al cambio di stagione”. E voi, cosa ne pensate?


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I prezzi di frutta e verdura aumentati, nelle ultime settimane, nelle botteghe di Cagliari? C’è chi giura di sì, tanti cagliaritani infatti si stanno lamentando da giorni e c’è stata anche una denuncia dell’Adoc Sardegna, incentrata però principalmente (ma non solo) sulla grande distribuzione. I titolari di bottega del capoluogo sardo, però, ribaltano la frittata. Il concetto è semplice: prezzi in linea col passato, se qualche aumento c’è stato è perchè è il mercato che funziona così e, soprattutto, se si parla di primizie bisogna mettere in conto di dover pagare qualcosa in più rispetto a verdure o frutti che si possono trovare tutto l’anno. Ma, in linea generale, i rincari, se ci sono stati, e non ovunque, sono stati comunque contenuti e slegati, in molti casi, dalla situazione “anomala” legata alla pandemia. Almeno, questo è il ragionamento, in sintesi, di chi ha una bottega a Cagliari.

Sergio Murgia, 50 anni, gestisce una bottega di frutta e verdura in via Dante: “Prezzi sempre uguali. Zucchine 2,50 euro al chilo, bietole a uno, melanzane nere 2,50, viola cinquanta centesimi in più, le fragole oscillano a seconda del mercato. Poi ci sono le primizie”, e allora il discorso cambia: “Vendo le ciliege a quindici euro al chilo, le pesche grandi a cinque, le nespole a tre euro. I prezzi poi scenderanno con la bella stagione, i pomodori sono a tre euro. È risaputo che le primizie sono care”. Piergiorgio Corrias, 54 anni, vende frutta e verdura a San Benedetto: “Frutta e verdura non hanno prezzi standard, lievitano di giorno in giorno ma comunque non sono aumentati”, afferma, “le pesche spagnole costano più di quelle locali, e le arance sarde son ferme a 1,40 euro. Il cavolfiore, per un periodo, era improponibile: lo pagavo 2 euro, dovevo rivenderlo almeno a due euro e cinquanta. Ho saputo che il prezzo iniziale così alto era legato alla raccolta, viene fatta da lavoratori in nero che erano fermi” per l’emergenza Coronavirus. “I prezzi non li facciamo noi ma il mercato, un aumento del dieci per cento ci può stare ma, per quanto possibile, ho cercato di tenere tutto invariato. Poi, è chiaro che, se un cliente mi chiede le nespole, arrivate da appena tre giorni, non posso vendergliele a due euro ma a 3,50”.


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