Positivi che arrivano in Sardegna e nessuno che glielo comunica: il racconto virale della sindaca di Onanì

È diventato virale il racconto della sindaca di Onanì, Clara Michelangeli, che, ospite a Radio CASTEDDU racconta come si sono svolti i fatti e spiega: “Invece di tutelare e prendere la Sardegna zona bianca come un esempio, perché dobbiamo essere un esempio da seguire, la usano come trofeo politico”. 


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Positivi che arrivano in Sardegna e nessuno glielo comunica. È diventato virale il racconto della sindaca di Onanì, Clara Michelangeli, che, ospite a Radio CASTEDDU racconta come si sono svolti i fatti e spiega: “Invece di tutelare e prendere la Sardegna zona bianca come un esempio, perché dobbiamo essere un esempio da seguire, la usano come trofeo politico”. 
Due coniugi sono rientrati dalla Toscana, hanno fatto il tampone rapido e si sa che non è sufficiente. In genere funziona che dopo una settimana si deve comunque ripetere, perché se la carica virale è bassa, in quel momento, può dare dei falsi negativi. Questa è l’esperienza che stiamo avendo e che abbiamo maturato in questi mesi. Una volta che sono ripartiti da Olbia, arrivano a San Teodoro dove vengono richiamati e invitati a tornare a Olbia perché il tampone ha dato un esito sbagliato. Quindi tornano indietro e ripetono il tampone, aspettano 10 minuti, vanno via e non hanno più ricevuto notizie. Sono tornati in paese senza essere invitati a effettuare un periodo di isolamento, conducono una vita normale per un paio di giorni sino a quando la signora presenta delle linee di febbre. Io sono venuta a sapere che erano tornati dalla Toscana, li abbiamo isolati ed è stato effettuato un test che ha evidenziato la positività della coppia. Ovviamente, nel mentre, hanno avuto contatti con le persone più strette di casa e 15 persone sono finite in isolamento preventivo. In paese noi abbiamo i tamponi, ho speso migliaia di euro per questo, e se noi non avessimo fatto la verifica avrebbero contagiato tutto il territorio perché erano tranquilli. I ccontrolli devono essere effettuati non solo dalla regione Sardegna ma dal governo, altrimenti si raggiunge la Sardegna quando le regioni saranno almeno gialle. Noi non ce la facciamo più, è dal mese di ottobre che stiamo combattendo all’infinito e adesso, che c’era un po’ di respiro, succedono cose del genere. 
Sono a conoscenza di alcuni ragazzi che sono tornati di recente dall’università e che hanno fatto il molecolare. Glielo hanno chiesto ma non si sono degnati neanche di guardare la data del tampone o verificare i documenti se corrispondevano alla persona: è questo il modo di fare i controlli? I giovani hanno mostrato la foto nel telefonino ma non hanno poi controllato i documenti e la data. La zona bianca è stata ottenuta con tanti sacrifici da chi vive nel rispetto  delle regole e da quelli fatti dai medici di base e dagli amministratori. Poi, invece, anziché tutelare e prenderci come un esempio, perché la zona bianca deve essere un esempio da seguire, viene usata come trofeo politico. È normale che dopo molti mesi non ce la facciamo proprio più”. 
Risentite qui l’intervista a Clara Michelangeli del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu 
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