Porta a porta a Cagliari, la beffa per un barista: “Ritirano la carta nel mio giorno di chiusura settimanale”

Francesco Ibba, famoso barista di via dei Giudicati, è infuriato: “Ogni mercoledì, dal 1971, il mio locale fa il turno di riposo, lo sanno tutti. Il Comune mi ha detto di cambiare giorno di chiusura, ma non posso. Sono costretto a portare il maxi contenitore pieno di cartacce dai miei colleghi negozianti o lasciarlo incustodito per due giorni. Vi sembra giusto?”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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La rivoluzione della raccolta dei rifiuti – con l’arrivo del porta a porta in quasi tutta Cagliari, inclusa via dei Giudicati – porta con sé una modifica legata al giorno di ritiro di umido, vetro, secco e carta. E non tutti sono “felici” del cambiamento. Francesco Ibba, sessantaquattro anni, dal 1971 gestisce un bar nella via. Per decenni è riuscito a disfarsi di tovagliolini, salviette e cartacce varie senza nessun problema. Da quando non ci sono più i cassonetti, però, deve attendere l’arrivo degli operai incaricati di svuotare il maxi contenitore: “Ma c’è un problema”, afferma Ibba. “Produco soprattutto carta, ma il ritiro avviene solo una volta alla settimana, ho pure chiesto un bidone in più ma me la ritirano solo il mercoledì. Dal 1971 è il giorno nel quale il mio bar è chiuso per turno, e sono costretto a chiedere a qualche ‘amico’ negoziante di tenere il bidone. Ho segnalato il disagio agli uffici, mi è stato risposto di cambiare il giorno di riposo, non l’ho fatto perché è un’abitudine e perché non è che l’ultimo arrivato prende e mi cambia il giorno così. Risolvo grazie alla cortesia dei miei vicini commercianti”, dice il 64enne. “Il martedì sera lascio il bidone ai vicini, e lo riporto dentro il giovedì mattina. Sennò sarei costretto a lasciare il bidone incustodito per due giorni, è un disagio”.

“Inoltre”, rimarca il commerciante, “anche la nuova pista ciclabile mi ha creato dei disagi dal punto di vista economico. Le attività ‘mordi e fuggi’”, come appunto un bar, “sono diverse, non è solo la mia. Parcheggiare un attimo all’incrocio era il nostro ‘pane quotidiano’, per quanto si dica che sia un parcheggio selvaggio. Ora non si può più proprio perché anche quelli sono occupati dalle piste ciclabili. La doppia fila, ormai, è impossibile. È una violazione però questo consentiva di fermarsi un attimo e prendere un caffè o fare colazione. Gli affari sono calati del trenta per cento”.


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