Su Planu, centro sociale da 1,4 milioni: il piano B è un chioschetto in legno

L’opposizione di Selargius teme speculazioni edilizie: “Nessuna clausola e solo premi volumetrici per i privati, il Comune tutela i costruttori e non il quartiere”


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di Vanessa Usai

Al posto del nuovo mega centro di aggregazione polifunzionale da 1,4 milioni di euro e 540 metri quadri, a Su Planu potrebbe sorgere un chioschetto in legno da 125 mila euro. Sarebbe questo, secondo l’opposizione, il piano B del Comune di Selargius, qualora non dovesse ottenere il finanziamento regionale per il piano integrato di riqualificazione urbana da 3 milioni, che dovrebbe consentire la costruzione del centro di aggregazione su tre piani circondato da un parco urbano, e di altre aree verdi, nel quartiere selargino.

Il progetto, inserito nell’ambito di un piano più ampio presentato recentemente dall’amministrazione guidata dal sindaco Gigi Concu come una super riqualificazione urbana da 32 milioni di euro, è al centro delle polemiche della minoranza, che in sede di delibera in Consiglio Comunale aveva abbandonato l’aula. L’opposizione, compatta, contestava l’assenza di clausole che vincolassero gli interventi dei privati a quelli pubblici, ovvero il beneficio di una premialità del 40%, più un ulteriore 30%, sui volumi della potenzialità edificatoria, indipendentemente dall’esito del finanziamento regionale e dunque dalla riqualificazione delle aree a vantaggio di tutta la comunità. “Il nostro timore è che il Comune non stia tutelando il quartiere, ma gli imprenditori privati, con il rischio di speculazioni edilizie”, afferma la consigliera, nonché vice presidente della Commissione Urbanistica e architetta, Francesca Olla.

Di fatto, dei 32 milioni, solo 3 uscirebbero dalle casse comunali, e sarebbero comunque legati al finanziamento regionale, mentre i restanti 29 riguarderebbero investimenti privati: 13 milioni del Tennis Club, per il proprio restyling interno, e 16 di altri imprenditori, destinati alla costruzione di palazzi di 7 e 6 piani, villette a schiera ed edilizia economica popolare, che andranno a sostituire capannoni industriali e locali artigianali.  Cosa succederebbe, si chiede l’opposizione, nell’eventualità in cui l’amministrazione non dovesse risultare assegnataria dei 3 milioni di euro? Secondo l’art.40  della legge n.8 del 23 aprile 2015 (cosiddetta del piano casa), i privati che partecipino a bandi di finanziamento dei programmi integrati per il riordino urbano e demoliscano gli attuali volumi incongrui, hanno diritto a una premialità del 40% rispetto alla loro potenzialità edificatoria, a cui si aggiungerebbe un ulteriore premio del 30%. Nella fattispecie, la premialità consentirà per esempio alla dittà Coledan di costruire quasi il doppio del volume rispetto a quanto stabilito dal Pru Su Planu.

Tutto legale, se non fosse che la legge stabilisce anche che il progetto debba prevedere una riqualificazione tale da incidere sulla riorganizzazione urbana e ambientale e garantirne una copertura finanziaria. Se il Comune non dovesse aggiudicarsi i 3 milioni di euro, chi si farà carico della riqualificazione delle aree comunali, adiacenti a quelle private, le uniche di cui beneficerebbero tutti i cittadini? “L’unica cosa certa per gli abitanti di Su Planu è che arriverà una colata di cemento, con un aumento della densità abitativa, senza avere la garanzia che ci sarà la riqualificazione dell’area”, afferma la consigliera Olla. “La legge regionale è nata proprio per promuovere la riqualificazione delle zone degradate, mentre nel caso in questione, in assenza degli interventi comunali, i privati si terrebbero le loro premialità anche senza una effettiva riqualificazione contestuale”, spiega l’architetta. “Noi avevamo chiesto di apporre delle clausole affinché i privati potessero costruire solo a esito positivo del concorso, oppure ci avrebbero dovuto garantire una copertura finanziaria – aggiunge Olla – mentre con la delibera attuale, se il Comune non dovesse ottenere questi finanziamenti, noi non sappiamo chi farà la riqualificazione delle aree incolte”.

Ed ecco, in risposta a questa eventualità, il piano B dell’amministrazione: nel caso in cui il Comune non dovesse ottenere i 3 milioni, al posto del mega centro polifunzionale da 1,4 milioni di euro sorgerà un chioschetto in legno da 125mila euro, con sistemazioni a verde, camminamenti e parcheggi per un totale di spesa di 270mila euro. Un progetto alternativo di gran lunga più modesto, il cui committente, la società Green Homes, si avvale guarda caso dello stesso progettista, Cast&llo Engineering, dei fratelli Coledan, committenti dei palazzi di 7 piani.

“I cittadini devono capire innanzi tutto che non si tratta di un finanziamento del Comune da 30 milioni, e che se il Comune non vince i 3 milioni si ritroveranno i palazzoni senza il centro sociale e le aree verdi”, ribadisce la consigliera. “Gli abitanti di Su planu pensano che l’opposizione stia mettendo i bastoni tra le ruote a questo progetto – conclude Olla – mentre stiamo facendo esattamente il contrario, perché riteniamo giusto che la riqualificazione venga portata avanti come da piano integrato pubblico-privato, e non nella brutta copia del piano B”.


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