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Oltre 6.500 firme sono state già raccolte con la petizione online su Charge.org. I cittadini sardi uniscono le forze e tentano di sfondare il muro delle decisioni prese dall’alto, chiedendo alla giunta regionale di farsi portavoce “nei confronti del ministero della Difesa Italiana per bloccare questa e future iniziative similari. Evidentemente non bastavano le aree a disposizione dei poligoni militari già in uso e la capitaneria di porto di Cagliari ha interdetto e vietato l’accesso a 17 aree a mare, vicino ad alcune delle spiagge più note e belle dell’isola, con decorrenza immediata. Ancora una volta – è scritto nella relazione ufficiale che accompagna la petizione – la Sardegna è oggetto di esercitazioni distruttive e devastanti. Il nostro patrimonio naturalistico e paesaggistico è messo a dura prova per diletto delle forze militari della Nato. I Sardi, e non solo, devono ribellarsi e non sottostare a questo scempio”.
Dopo l’intervento in parlamento, in cui è stato chiamato direttamente in causa il premier Draghi, è anche il momento della rivolta popolare. Sin dal primo momento, quando si è saputo dell’esercitazione più grande di sempre, il malcontento dei sardi è stato enorme: sabato scorso le navi militari sono arrivate fino al porto di Cagliari e ben 17 spiagge sono utilizzate per le esercitazioni.