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Una legge elettorale incostituzionale, che non garantisce la rappresentanza di genere, oltre che quella territoriale, con un premio di maggioranza sproporzionato, e una soglia di sbarramento del 10 per cento ritenuta illegittima. Queste le motivazioni che hanno portato 25 elettori sardi, rappresentati dall’avvocato e docente universitario Andrea Pubusa, a presentare al Tar un ricorso contro la legge elettorale della Sardegna, impugnando l’atto di proclamazione degli eletti effettuato lo scorso 13 marzo dalla Corte d’appello. Tra i firmatari anche il direttore del Manifesto Sardo Mario Ligas, e la consigliera regionale di Parità Laura Moro. Entro l’estate si saprà se i dubbi sollevati con questo ricorso potranno essere accolti, visto che la Corte costituzionale si dovrà pronunciare a maggio su analoghe perplessità mosse nei confronti della legge elettorale della Lombardia.
Cosa viene chiesto al Giudice amministrativo. In primis un’adeguata rappresentanza femminile in Consiglio regionale, attualmente impossibile visto che non è prevista la doppia preferenza di genere al momento del voto. “Neanche nel terzo mondo – spiega l’avvocato Pubusa – esistono assemblee elettive dove su 60 componenti solo 4 sono donne, mentre le elettrici sono almeno la metà degli aventi diritto al voto. Le donne sarde non possono subire questa offesa alla loro dignità”. Se il Tar dovesse accogliere il ricorso rimettendo alla Corte le censure, e quest’ultima dovesse ritenerle legittime, lo stesso Tar dovrebbe annullare le elezioni, commissariare l’ente regionale e indire subito nuove elezioni. La seconda censura riguarda il premio di maggioranza. “È eccessivo – continua Pubusa – e non ragionevole assegnare al candidato presidente più votato, che ha il 40 per cento dei voti, il 60 per cento dei seggi, e a quello che ne ha il 25 possa ottenere il 55 per cento dei seggi”. Secondo Pubusa “è illegittimo anche lo sbarramento al 10 per cento per le coalizioni, e quello del 5 per cento per i singoli partiti. Questa soglia è volta ad assicurare ai partiti maggiori il monopolio del governo e dell’opposizione”. Se la Corte dovesse accogliere questi due rilievi, sul premio di maggioranza e le soglie di sbarramento, riformula la legge elettorale sarda in senso proporzionale, e il Tar dovrà rimodellare il Consiglio in proporzione ai voti presi dalle diverse liste: in questo modo rientrerebbero nell’assemblea regionale le liste escluse di Murgia, in maggioranza, e Pili all’opposizione. Se invece si dovesse accogliere solo la censura dello sbarramento, rientrerebbero in Consiglio Murgia e Pili ma in danno a Cappellacci che non ha il premio di maggioranza. E poi c’è il dubbio sollevato sulle adesioni all’ultim’ora di consiglieri regionali a liste non rappresentate in Consiglio per evitare la raccolta firme: il riferimento è a Cappellacci che pur rimanendo leader di Forza Italia aveva aderito al Movimento Zoba Franca. E sulla rappresentanza territoriale: “Olbia e il Medio Campidano – dice Pubusa – hanno avuto meno seggi di quanti la stessa legge elettorale sarda ne prevede in relazione al numero di elettori delle diverse circoscrizioni”.
Tempi del processo. Ora il presidente del Tar fisserà l’udienza prima dell’estate, e se gli atti verranno inviati alla Corte costituzionale, fra un anno si avrà il verdetto. Poi se la Consulta accoglierà i rilievi la Sardegna avrà una nuova legge elettorale.