Parla la cugina di Marta: “Pedinata dal killer, nessuno l’ha aiutata”

Elisa Lebiu racconta l’incubo di Marta Deligia a Villacidro: “Si è trattato di un omicidio di Stato, anche la sera prima ha chiamato i carabinieri sentendosi braccata da Giuseppe Pintus. Ma nessuno ha raccolto il suo appello, poi è stata ammazzata”

«È un omicidio di Stato». Le parole taglienti come lame affilate, con la consapevolezza che, nonostante la rabbia e il dolore, nulla potrà riportare Marta agli affetti dei suoi familiari. Elisa Lebiu, 28 anni, è la cugina di Marta Deligia, la giovane barbaramente uccisa dall’ex fidanzato Giuseppe Pintus, che da mesi la tormentava con telefonate, sms e incontri sgraditi nelle strade di Villacidro. Un legame molto forte, quello tra Elisa e Marta: cugine di primo grado, un solo anno di età a separarle e una somiglianza fisica marcata, specialmente durante l’adolescenza. «Ci scambiavano per gemelle – spiega Elisa – specialmente quando veniva a trovarmi a Domusnovas, dove io risiedo». Un rapporto forte, che lascia ora un vuoto difficilmente colmabile, che per ora è la rabbia a riempire. «Ci sentiamo abbandonati, noi non sapevamo assolutamente nulla della gravità della situazione, altrimenti io avrei cercato di fare di tutto per portarla via da Villacidro. Avrebbe dovuto essere protetta dalle forze dell’ordine, che ben erano a conoscenza della sua situazione», commenta la giovane. Che punta il dito sui carabinieri di Villacidro, colpevoli di non aver dato il giusto peso alla richiesta d’aiuto di Marta, come raccontato dalla famiglia pedinata a lungo dall’assassino poche ore prima di mettere in pratica il suo folle piano. «La conoscevano bene, sapevano che la situazione era grave. Mia cugina era molto chiusa di carattere: non li avrebbe mai chiamati a vuoto, se l’ha fatto è stato perché si sentiva davvero in pericolo». Come la sera prima della disgrazia, quando Marta ha chiamato al centralino della stazione cittadina, ricevendo in cambio, stando al racconto di Elisa, un «“Ci dispiace, ma non possiamo venire. Siamo troppo pochi, ci risentiamo domani”. Mi chiedo – continua la giovane – possibile che in una città come Villacidro, già capoluogo di provincia, ci siano così pochi carabinieri? E siano così poco responsabili?».

I dettagli di quella maledetta notte continuano a emergere nel racconto di Elisa, che racconta come il carattere di Marta l’avesse frenata spesso nel denunciare l’operato di Pintus. «Lei era molto chiusa, prima di agire in modo ufficiale presso le forze dell’ordine son sicura che ci ha pensato tantissimo. Probabilmente temeva le ripercussioni che quell’individuo (sic!) avrebbe poi portato avanti con la famiglia e su di lei. Era in buona fede con tutti, a volte anche con chi non se lo meritava», aggiunge con un pizzico di stizza. Quella con Pintus non era stata una storia importante per Marta, stando a quanto spiega la cugina. «Erano stati insieme soltanto per alcune settimane, prima di lasciarsi quasi subito. Lui però aveva perso la testa, purtroppo».

A poche ore di distanza dai funerali, ultimo atto terreno della vita di Marta, a Elisa restano solo rabbia e dolore, ma non rassegnazione. «Vorrei fare qualcosa che le rendesse giustizia, anche se ormai non la riporterà in vita di certo. È stato un omicidio di Stato, per quanto questa espressione sia forte. Sono sicura che si potesse e si dovesse fare di più per proteggerla. Perché, forse, ora lei sarebbe ancora qui con noi».