Parco a Fonsarda,grande beffa di Zedda ai genitori dei bimbi autistici

Il direttore di Sardinia Post Giovanni Maria Bellu dopo avere appreso la notizia che il parco non è dedicato ai bimbi autistici: “Una grande delusione: questa sinistra con questa scelta politica ha perduto una grande occasione”


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Nessun parco per i bimbi autistici. Una beffa per molti genitori, l’inauguarazione del nuovo polmone verde a Fonsarda da parte del sindaco Zedda. Tra questi genitori anche Giovanni Maria Bellu, direttore di Sardinia Post. Che in un ottimo editoriale pubblicato oggi sul suo giornale sottolinea il piccolo flop del centrosinistra a Cagliari: “L’elemento che accomuna le persone affette da autismo, è che hanno bisogno di essere accudite continuamente. Non sono autonome. Infatti, noi genitori di ragazzi autistici conviviamo con l’incubo di cosa sarà di loro quando non ci saremo più.. E il “nostro” parco? Niente- scrive Bellu su Sardinia Post- quello deve ancora attendere. Ci siamo rimasti malissimo. Addirittura l’assessore Paolo Frau – sicuramente senza intenzione di offendere, sicuramente per errore, perché in tutta questa vicenda è stato, a parte la sua conclusione, sempre disponibile e quasi accudente  – a un certo punto ha detto che questo nuovo parco era stato realizzato in mondo da essere godibile ‘anche’ dai bambini disabili. Ma questo vale, e ci mancherebbe altro, per tutti i parchi! Non ho mai visto un cartello con su scritto: “Vietato l’accesso ai disabili”. Non c’è bisogno di alcun cartello. A seconda della disabilità, basta un gradino troppo alto, una fontana troppo bassa. O, semplicemente, basta che ci siano altri bambini troppo piccoli con i loro genitori apprensivi e disinformati.

Ci siamo rimasti malissimo. Abbiamo chiesto spiegazioni. Non più al sindaco, non più all’assessore. Che avevano avuto da noi un quadro chiarissimo della situazione e dell’esigenza e hanno evidentemente fatto una scelta. Una scelta politica. Perché sono proprio questi piccoli luoghi, in queste zone di confine tra il giusto e l’opportuno, che si rivela una certa o una cert’altra concezione del mondo. Hanno scelto, ci è stato spiegato, di introdurre ‘gradualmente’ l’idea di questa destinazione del parco. A noi pareva, invece, che fosse opportuno dirlo subito. Perché nei luoghi si creano prassi, abitudini. Dopo è molto più difficile cambiare.

Abbiamo chiesto ad altri che assistevano alla cerimonia. I più esperti e avveduti – quelli che la sanno lunga – ci hanno detto, come se fosse un’ovvietà, che fare un parco per bambini autistici sarebbe stato, in fondo, un modo di fare una specie di ghetto: un ‘parco ghetto’ per autistici. Perché, a quanto pare – quello era l’ambiente, quelle erano le persone – nemmeno a sinistra è chiara la nozione fondamentale secondo cui l’eguaglianza non è trattare tutti allo stesso modo. Lo è quando le situazioni sono uguali. Ma trattare in modo uguale situazioni diverse non è uguaglianza. E’ il suo esatto opposto. Ed è questa la ragione per cui un piccolo evento come questo ha una valenza politica.

Nessuno chiama ‘porte-ghetto’ gli accessi per i disabili. Nessuno definisce ‘protesi-ghetto’ gli auricolari per i sordi. Nessuno chiama ‘bestie-ghetto’ i cani dei ciechi. Chissà perché dovrebbe diventare ‘un ghetto’ un luogo, l’unico luogo, dove dei ragazzi autistici possono giocare senza timori.

Eravamo contenti quando siamo arrivati, eravamo dispiaciuti e delusi quando siamo andati via. Non sappiamo se torneremo in quel parco. Forse sì. Ma dovremo essere noi a spiegare questa storia. Gli anziani delle Fonsarda, probabilmente, staranno a sentirla. Anche i genitori dei bambini ‘normali’. Forse troveremo un modo di convivere. Ma l‘avremo fatto da soli. Come sempre.


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