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Ci sono gli ospedali chiusi e quelli azzoppati, con reparti ko per chissà ancora quanto tempo, nel sud Sardegna. E per ogni urgenza o non urgenza tutti vanno al Brotzu: “Che ormai è soldi out, al collasso, e il personale è stremato”. A denunciarlo è la UIL Fpl col suo segretario aziendale Fabio Sanna, in una lettera spedita al presidente della Regione, Alessandra Todde, all’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi e allo stesso Brotzu: “‘L’ospedale Brotzu è al collasso’è il titolo che è apparso recentemente sulla stampa,
evidenziando quello che ormai la Uil Fpl gridava a gran voce sin dal periodo pandemico, ma al tempo ci accusavano di fare terrorismo. Rimaniamo colpiti dalla tempistica della dichiarazione dell’amministrazione dell’Arnas
Brotzu per cui l’ospedale si troverebbe in sold out. La Uil Fpl lo ha gridato a gran voce già da tempo, se poi aggiungiamo la chiusura dell’ospedale Marino di Cagliari, la chiusura dell’ortopedia di Carbonia, la chiusura dell’ospedale di San Gavino, tutte le fratture e non solo si riversano nel nostro ospedale. Possiamo perciò affermare con cognizione di causa che, se l’ospedale Brotzu è al collasso, tutto il personale è ormai arrivato al capolinea. É ormai noto che l’Arnas Brotzu non è più attrattiva per tutti i lavoratori, è evidente ormai anche a chi non è addetto ai lavori.Se da prima le ragioni si potevano ricondurre unicamente a motivi economici, ora ad aggravarsi si sono aggiunte anche ragioni di tipo professionale”.
Ed ecco l’elenco, molto lungo, delle criticità: “Il sovraccarico lavorativo sta diventando sempre più insostenibile portando ad un
continuo e inarrestabile esodo del personale (Oss, infermieri, tecnici, e persino la dirigenza medica) verso altre realtà purché non sia il Brotzu. Tutti i lavoratori sono sovraccaricati ma sono pochi e mal pagati. Perché dalla Regione”, continua Sanna della UIL Fpl, “ancora nessuno viene al Brotzu per toccare con mano quello che si vive? E dove sono finiti i famosi 10 milioni di euro previsti dalla precedente amministrazione regionale per la perequazione dei fondi contrattuali del personale sanitario della Sardegna?”. Il grido di allarme della carenza del personale dell’Arnas Brotzu è diventato oramai,
“persino un disco rotto che nessuno vuole ascoltare. I numeri sono fondamentali , ma la triste realtà è anche un’altra. Da fonti interne, parrebbe, che su circa 1200 infermieri presenti in ospedale, solo 500 farebbero i tre turni compreso la notte, per cui va da se, che se anche si dovessero assumere un numero tale di personale sanitario per raggiungere il fabbisogno reale, non andrebbe a risolvere un granché, stesso discorso vale per gli operatori socio sanitari con numeri nettamente inferiori. Ma perché un numero così sproporzionato di lavoratori che non fanno i tre turni completi? Al di là delle motivazioni, forse sarebbe necessario un altro intervento che vada oltre la visione dei numeri in senso stretto, comunque necessari e non più prorogabili in vista delle imminenti ferie estive, ma bensì attraverso sistemi complementari, come ad esempio il welfare integrativo a cui l’amministrazione è totalmente inadempiente, per non parlare del comitato unico di garanzia previsto come da normativa all’interno delle aziende totalmente rimasta una scatola vuota. Il welfare integrativo è un istituto previsto dal contratto e mai disciplinato in azienda, ciò avrebbe consentito la concessione di benefici di natura assistenziale e sociale in favore dei propri dipendenti”.