Ospedali a Cagliari, bagarre in Regione: “Brotzu universitario? Assurdo”

Dopo Zedda, anche Francesco Agus bacchetta Arru: “Sono contrario alla trasformazione del Brotzu in struttura universitaria, non chiudete Binaghi e San Giovanni”


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Ospedali cagliaritani, esplode la polemica in consiglio regionale. Dopo Zedda, anche il consigliere di sinistra Francesco Agus attacca duramente: “Riguardo gli ospedali cagliaritani credo poi sia utile studiare attentamente il documento all’attenzione del Consiglio regionale- spiega Agus su Fb- a leggere alcune interviste e alcune posizioni pubbliche espresse in questi giorni, anche dall’Assessore Arru, mi viene il sospetto di aver avuto una copia della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera piena di errori di stampa.

Il testo che ho avuto modo di esaminare è un documento strapieno di buone intenzioni, dalla telemedicina sino alla clownterapia, ma che in concreto, se non corretto, rischia di fissare nero su bianco le basi per un decadimento progressivo della sanità sarda.

Alcuni esempi:
– Credo che riguardo l’Ospedale Binaghi la chiusura debba essere messa fuori discussione anche perché nella stessa struttura sono ancora in corso costosi lavori di restauro pagati con soldi pubblici che sarebbe immorale (e forse contabilmente illegittimo) non valorizzare e far decadere. Mesi fa si era parlato della trasformazione possibile del complesso in una struttura capace di erogare servizi territoriali e effettuare interventi in day surgery.
Credo che quella rappresenti un’ottima prospettiva ma non posso però fare a meno di sottolineare, purtroppo, come nel documento proposto dalla Giunta e approvato dalla commissione per il Binaghi si parli solo, genericamente, di uno “stabilimento con ruolo da ridefinire” (pag. 29). Peraltro con l’obiettivo futuro di superare tutti gli ospedali cittadini con la costruzione di un nuovo complesso “funzionalmente integrato con il complesso urbanistico”. (pag. 32)
Ruolo da ridefinire, non già ridefinito, e per la cui ridefinizione non risultano stanziate risorse nel bilancio né dell’assessorato né dell’ATS.
Una cosa sono le interviste e gli interventi nei convegni, un’altra i contenuti di quanto siamo chiamati ad approvare in aula.

– Lo stesso discorso vale per il San Giovanni di Dio, presidio senza dubbio utile come centro diurno di medicina territoriale, tra l’altro in una zona densamente popolata e ad altissima pedonalità.
Ma non è quello che leggo nel documento e nei bilanci di Regione e Aou, dove non mi risulta ci sia nemmeno una minima parte dei quaranta milioni necessari a rendere fruibile la struttura, ormai a pezzi e destinata, senza interventi, a diventare un nuovo ecomostro, una bomba ecologica in pieno centro urbano.

– Riguardo all’ospedale Marino, ugualmente, il documento sembra contraddire quanto detto dall’Assessore, nella parte dove per l’ormai fatiscente struttura si prefigura la trasformazione in “stabilimento riabilitativo”. (Pag. 29)
Mi inquieta il fatto che, senza una modifica del testo, si avvii per l’ospedale un possibile impasse burocratico simile a quello che ha caratterizzato il rudere dell’ex Marino dove il bando regionale del 2006, padre di tutti i problemi, aveva previsto per lo stabile la possibilità di diventare una struttura riabilitativa (ma NON turistica).
(qui il testo della mozione presentata sul tema che riprende nelle premesse la storia recente https://goo.gl/ESSUYa)

– C’è poi nel testo un passaggio dove ci si prefigge apertamente l’obiettivo della trasformazione futura dell’Ospedale Brotzu in struttura universitaria con il suo accorpamento all’azienda mista. (pag.30)
Questa eventualità mi vede in fortissimo disaccordo e sono curioso di capire se l’idea di valorizzazione degli ospedali cagliaritani di cui parla l’Assessore preveda, nei fatti, che la gestione (e i bilanci corposi) della sanità vengano in futuro gestiti in maniera sempre più importante dall’Università.
Sarebbe un dato politico su cui tutta la coalizione dovrebbe riflettere perché non si parlerebbe del semplice spostamento di un reparto ma di un cambio radicale nella sanità sarda e del ruolo del suo principale centro ad alta specializzazione”.


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