Nuraghe Appiu, quando la cattiva politica sconfigge la nostra storia

Il bellissimo nuraghe di Villanova Monteleone al centro di una strana storia di malapolitica in Sardegna: quando l’invidia e la disamistade rallentano le prospettive


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di Antonello Gregorini

Un patrimonio vittima di faide politiche, tribali e paesane.
La visita familiare al Nuraghe Appiu mi ha consentito di conoscere le archeologhe della cooperativa Laborintus, http://www.laborintus.info/, che gestisce l’area archeologica, costituita nel 2001 con lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico del proprio territorio.
La Regione Sardegna con i fondi del POR 2000-2006 finanzio con 700.000 euro l’INTERVENTO DI RECUPERO, VALORIZZAZIONE, E GESTIONE A FINI TURISTICO-CULTURALI DEL SITO ARCHEOLOGICO DEL NURAGHE APPIU.
Oltre gli scavi archeologici furono realizzate le infrastrutture comprendenti gli accessi, l’area parcheggi, un’ampia costruzione contenente la biglietteria, un bar, i servizi, un’area cortilizia circondata da spazi attrezzati accoglienza, con bei tavoli, panche di pietra, e un ampio barbecue per poter cucinare succulenti arrosti agli ospiti.
La Laborintus entrò nella gestione del sito e degli impianti accessori organizzando eventi di vario genere per attrarre il maggior numero di visitatori. L’attività si protrasse per ann,i con soddisfazione di tutti, relativo successo degli eventi ivi svolti, concerti, teatro, feste e quant’altro di ludico e culturale.
Tuttavia qualche anno fa, al cambiar della giunta comunale, l’amministrazione decise di mettere a bando la gestione del nuraghe Appiu, vinse un’altra cooperativa (più vicina alla nuova giunta, a detta della Laborintus) e le archeologhe furono sostituite.
Nacque un contenzioso legale che dura tutt’ora, per il quale, in seguito a sentenza esecutiva, il Sindaco di Villanova fu obbligato a reintegrare la Laborintus. Tuttavia, per ragioni a noi non note, decise di non consegnare i servizi annessi alla biglietteria e ai bagni, per cui oggi è impossibile qualsiasi organizzazione di eventi per cui il patrimonio realizzato con i fondi della pubblica fiscalità giace inutilizzato e svalutato. Questo l’ho potuto costatare personalmente e l’ho udito dai racconti delle socie cooperanti.
E’ evidente che quella sentita è una “sola campana” e che qualsiasi contenzioso è fatto di molteplici aspetti, punti di vista e interessi contrastanti.
Ciò che appare indiscutibile e rilevante ai nostri fini, da qualunque parte stia la ragione, è il fatto che, ancora una volta, dobbiamo tristamente confermare che la cattiva politica, la cultura tribale, l’invidia e la disamistade procurano danno alla Sardegna.
A me questo storia sembra incredibile e penso che l’auspicio di tutti debba essere che il sindaco consegni il centro nella sua interezza all’attuale gestione, senza persistere nel danno, per ragioni di pubblico beneficio, anche riservandosi eventualmente ogni rivalsa futura, ma restituendo, nell’attesa, un servizio in più alla Sardegna della cultura e del turismo.


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