“Non faccio visite dermatologiche a pagamento, in ospedale niente scorciatoie: perchè vengono tutti al San Giovanni?”

Per ottenere una visita, oggi, a Cagliari, il rischio è di scavallare al 2023, a gennaio. E molti pazienti sono in preda all’ansia. La primaria Laura Atzori: “Se non c’è urgenza non ha senso averne, lì serve un altro tipo di aiuto. Gli specializzandi lavorano ma vengono seguiti, non faccio visite a pagamento perchè si crea un meccanismo troppo pesante. Chi può pagare vada da chi fa questo servizio totalmente a pagamento”


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Liste strapiene, se fossimo all’aeroporto si potrebbe parlare, quasi, di overbooking. Che però non c’è, nel momento in cui le agende sono riempite si deve solo attendere per una visita dermatologica a Cagliari. Dove il San Giovanni di Dio recita il ruolo, a quanto pare inatteso, di “unica richiesta” da parte degli utenti che si rivolgono al Cup. I pazienti in attesa, spesso, sono ansiosi: qualche macchia sulla pelle o un neo un po’ troppo grosso possono anche non essere segnati come urgenza, dal medico di famiglia, ma se l’impegnativa di rimanda al controllo di uno specialista, allora, vuol dire che forse non va tutto bene. E vivere con il tarlo di una possibile malattia per tante settimane non fa piacere. Nell’ospedale di Stampace impossibile essere visitati prima di dicembre-gennaio. E le altre dermatologie cittadine? Non pervenute: “Non so perchè vengano tutti da noi, non sono riuscita a darmi una spiegazione”, dice Laura Atzori, primaria di Dermatologia.
L’abbiamo sentita nuovamente, dopo le nostre inchieste sulle attese infinite nella sanità: “Abbiamo interrotto le visite solo nel periodo del Covid, poi non sono state mai interrotte, rinviate o sospese. E per le urgenze c’è la corsia preferenziale che attiva il Cup”. Come? Basta che il medico di famiglia segni la visita come urgente: “E chi chiama al Cup trova posto solo da noi. Non ci sono posti disponibili a parte il nostro”, ed è un bel mistero, indubbiamente. “Penso perchè qui il paziente ha la garanzia che sarà visitato”. Con i tempi lumaca, purtroppo. “Ma se il medico non segna la visita come urgente, vuol dire che non lo è. Chi ha ansia deve avere un altro tipo di aiuto, di sostegno”, osserva la Atzori.
Che si scaglia, seppur in modo indiretto, contro chi riceve pazienti, in tempi relativamente brevi, a pagamento: “Non faccio la libera professione, non voglio entrare in questo genere di brutto meccanismo che, se uno paga, viene assistito bene. È una mia lotta personale”, afferma. E, in effetti, nella sua pagina internet dell’Aou è impossibile prenotare una visita dermatologica, una capillaroscopia con videoregistrazione o un’iniezione di tossina botulinica. Il tariffario c’è, ma non il bottone della prenotazione: “L’ho deciso nel momento in cui mi sono resa conto che la situazione è questa, un meccanismo pesante. Voglio tutelare in assoluto la buona pratica, cioè chi viene in ospedale arriva e non ci sono scorciatoie. Non va bene che uno paga il primario, paga il direttore, bisogna venire in ospedale attraverso il Cup. Chi può pagare vada da chi fa questo servizio totalmente e solo a pagamento”. E sono in tanti che scelgono di aprire il portafoglio perchè, tra ansia e voglia di avere un risultato clinico in tempi brevi, ritengono che sia molto meglio non attendere Capodanno 2023. Spesso, e c’è da capirli, anche con le visite private dagli stessi medici strutturati dall’Aou.


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