“Negozi chiusi ai croceristi? Anche noi commesse dobbiamo riposarci”

Polemica altissima a Cagliari nel Santo Stefano dei negozi chiusi in faccia a 4500 turisti stranieri sbarcati oggi in città. C’è chi la definisce “una città mortorio”, ma una commessa cagliaritana ribatte: “Abbiamo il diritto di goderci anche noi una festività ogni tanto..scusate eh..ma chi non fa questo lavoro non capirà mai cosa vuol dire lavorare in un giorno di festa”


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di Jacopo Norfo

Cagliari, città fantasma a Santo Stefano. Non un Santo Stefano qualsiasi, però: il 26 dicembre nel quale sbarcano 4500 crocveristi stranieri a caccia di regali e souvenir, nel giorno dei record di presenze. Negozi chiusi in faccia ai visitatori: non è stata sicuramente una grande idea, quella dei commercianti e delle associazioni di categoria sempre meno al passo dei tempi che li rappresentano e dovrebbero organizzare qualcosa di innovativo. Per questo oggi a Cagliari infuria la polemica: “La gente si lamenta perchè non c’è lavoro, poi ogni volta che un centro commerciale o un negoziante decide di aprire per le feste parte la levata di scudi contro la scelta di aprire”, osserva il consigliere di Pirri Matteo Atzori. Che poi aggiunge su Fb: “Senza pretendere di fare la gara a chi ha viaggiato di più continuò a pensare che far trovare una città mortorio a 4500 croceristi sia una scelta sbagliata e non sempre si può dire è colpa di Zedda…”.

Già, perchè questa volta sicuramente sindaco e Comune non c’entrano, e non c’entra neppure la Regione. Tu chiamala se vuoi, semplicemente, “mandronia”, stanchezza, pigrizia, detto alla cagliaritana. Poi ci si lamenta se vincono i centri commerciali, se apre un nuovo grande market attorno a piazza Yenne, o se la gente compra su Internet su siti come Amazon o Ebay quando la merce è scontata. La programmazione turistica a Cagliari resta un rebus, nonostante la bellezza della città. E sempre su Fb c’è Ramona, commessa cagliaritana, che commenta: “Io faccio la commessa e abbiamo il diritto di goderci anche noi una festività ogni tanto..scusate eh..ma chi non fa questo lavoro non capirà mai cosa vuol dire lavorare in un giorno di festa..”. E riparte la solita polemica infinita. 

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