Murru,il Nazionale e il “bidone” sospettato dall’allenatore avversario

L’analisi di Nino Nonnis dopo la sconfitta del Cagliari a Novara


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di Nino Nonnis

Mi è sembrato di assistere a una di quelle partite che giocavo nel campetto di via Manzoni, 15 contro 15. Passaggi inesistenti, palle alte, anche per fraseggi da cinque metri, ognuno per conto proprio, il parroco per tutti. I loro meriti si sposano con i nostri demeriti, che vanno analizzati perché sembrano delle conferme di carenze che altre volte abbiamo aggirato. Il Novara ha giocato bene, secondo le doti che possiede. Ci ha aggredito, marcamenti a mezzo metro di distanza, nessuna concessione sulle palle alte. Favoriti dalla nostra lentezza. Quando li abbiamo sorpresi è bastato un fallo ben fatto per fermarci sul nascere. Farias è tornato ai suoi inizi zemaniani, con partenze in dribbling da fermo senza spazi possibili. Le punte sono state soverchiate fisicamente, pur essendo dotate la loro parte. Questione di spazi intasati e raddoppi agevoli degli avversari. Giannetti si è capito che c’era solo quando si è fatto male al naso, o da quelle parti. In difesa si è talmente rallentato il gioco che a tratti si è gigioneggiato. Anche Storari ha voluto provare un brivido per proprio merito.

Non si può pretendere che Barreca si imponga all’esordio e risolva i problemi. Comunque è sempre sull’uomo, merita di essere reinterrogato. Con tutto ciò la domanda viene spontanea: perché questa scarsa autorità nel gioco corale, questi alti e bassi vistosi di rendimento? Prima di tutto non vorrei che fossero consequenziali, dovuti a nostre mancanze irrimediabili. Dessena, che mi è molto simpatico, ma questo non c’entra col calcio, ha difetti grossi, anche se ha sempre goduto di buona stampa. Sbaglia troppi passaggi e più spesso rilancia l’azione avversaria. È generoso, encomiabile direi, ma gli vanno affidati solo compiti di tamponamento. Joao Pedro è bello a vedersi, ma più spesso lezioso. Non si può partire in dribbling a centrocampo cercando l’affondo lontano dall’area. La tecnica ce l’ha, deve metterla a frutto in praticità, senza azioni dimostrative fini a se stesse. Dobbiamo muoverci di più, coralmente, fare il pressing, aggredire, tutti, altrimenti anche il brocco riesce a stoppare fare cinque metri e passare la palla prendendo agevolmente la mira. Lo ha sempre fatto la Juve dei 4 scudetti e non si possono sacrificare i nostri? Vidal inseguiva e segnava, finiva stremato dopo la singola partita. I nostri, con tutti i turn over, finiranno freschi e vogliosi di giocare. Sempre sottoritmo però. Come il Novara ne troveremo altre, concentrate e determinate, incessanti nel ritmo. Possiamo governarle, ma anche subirle, e cambiare atteggiamento a partita inoltrata non è mai facile. Ieri ci siamo un po’ dati una scossa solo a venti minuti dalla fine ma sembravamo uno che prepara i bagagli ed è in ritardo per l’aereo: mette tutto alla rinfusa e qualcosa la dimentica. Ultima cosa: Murru alla fine ha preoccupato solo l’allenatore avversario: “Che nasconde questo cambio? Qui mi vogliono tirare un bidone sicuramente”. Il termine bidone non nasconde doppi sensi, l’avrei scritta diversamente. Faccio il tifo per Murru, anche perché è sardo, ma per ora non stravedo.


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