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Alle politiche del 2013 il Movimento 5 Stelle arrivò al 29, 7 % (Camera dei deputati) e alle europee dell’anno successivo salì al 30, 51 %, ben 172 mila voti che garantirono a Giulia Moi l’ingresso all’Europarlamento.
Insomma il Movimento aveva già catturato una vasta fetta di consenso in Sardegna. Ma tra le due competizioni ci fu il buco delle regionali del 2014 quando il Movimento non partecipò alle elezioni. A causa di uno scontro tra la fazione di Cagliari (legata alla deputata Emanuela Corda) e quella di Sassari la lista per il consiglio regionale sardo non fu presentata, azzerando le speranze degli elettori sardi e spianando così la strada alla vittoria di Pigliaru. È solo il primo di una serie di autogol che hanno caratterizzato la storia recente del Movimento 5 Stelle in Sardegna.
Oggi sembra un ricordo sbiadito il successo strepitoso delle politiche del 2018, quando i “grillini” arrivarono al 42, 8 % (il Movimento superò indenne le polemiche legate alla mancata candidatura al Senato di Roberto Cotti, protagonista di tante battaglie antimilitariste).
Ma il trionfo della campagna elettorale (coordinata da Mario Puddu), fu macchiato dal comportamento di Andrea Mura, dopo l’elezione. Il noto velista, eletto alla Camera dei deputati, commentando le polemiche per le continue assenze ai lavori del Parlamento, dichiarò in un’intervista che “la politica si poteva fare anche in barca”, si scatenò il finimondo e Mura fu invitato dai vertici del Movimento a lasciare Montecitorio. Alle suppletive il candidato del M5S Luca Caschili, dato per favorito, fu sconfitto dal giornalista Andrea Frailis che andrà a sedersi nei banchi del Pd.
Ma nel frattempo c’era stata la condanna in primo grado di Mario Puddu per abuso d’ufficio. Puddu era il candidato naturale per la sfida per viale Trento e si aggiudicò le primarie on line per la candidatura. Ma, nonostante il processo a suo carico andasse avanti da anni, nessuno nel Movimento aveva pensato a un piano B. Nessuno aveva pensato a come agire in caso di condanna del candidato: promozione del primo dei non eletti o nuove primarie? I giorni passarono e si perse tempo preziosissimo. E alla fine si fece una scelta che si rivelerà disastrosa: nuove primarie, ma con esclusione del primo dei non eletti della precedente competizione on line (Luca Piras). Gli fu rimproverato (dopo una segnalazione) di aver fatto campagna elettorale nei meet up (vietato dal regolamento interno) e di aver cercato un accordo con una rivale in cambio del ritiro della candidatura. La decisione non piacque a tanti sostenitori del Movimento che cominciarono ad allontanarsi dalle decisioni di Emanuela Corda e Mario Puddu (i pentastellati più influenti in Sardegna). Tanti decisero di boicottare il voto: alla fine vinse Francesco Desogus, il candidato dei big sardi del Movimento che andrà però a schiantarsi contro Solinas e Zedda e portando a casa l’11 %, un quarto dei voti raccolti appena un anno prima dal Movimento.
E infine il disastro di questi giorni. Zedda dopo le regionali sorprende tutti e si dimette. Il Movimento 5 Stelle è nel panico. Nel 2016 il Movimento candidò Maria Antonietta Martinez che raccolse un misero 9 %. Dopo pochi anni di consiliatura anonima (anche a causa di continue frizioni tra i due eletti in consiglio comunale Martinez e Pino Calledda), Alessandro Murenu viene indicato (senza primarie online) dai big regionali come candidato M5s alle comunali per Cagliari. Ma alcune frasi postate nel proprio profilo facebook sull’aborto scatenano prima l’ira della base e poi la furia dei vertici di Roma che revocano la candidatura. A Cagliari candidati grillini non ce ne saranno. Nonostante i sondaggi diano il Movimento in crescita a livello nazionale. Dal 42 allo 0 % in un anno: un suicidio a 5 Stelle.