Morire per rubare “oro rosso”, ecco i numeri di un fenomeno dilagante

Il 45enne che ha perso la vita perché colpito da una scarica elettrica voleva portare a casa qualche soldo. Avrebbe rivenduto il rame a 4 euro al chilo.


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La tragedia avvenuta a Porta Torres, con la morte del 45enne Alberto Sechi mentre stava tentando di rubare dei cavi di rame, è soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno la cui escalation appare inarrestabile. Il furto di “oro rosso” è diventato rifugio per la disperazione. Probabilmente, Sechi, disoccupato, sperava di portare qualche soldo a casa, stasera, grazie alla facile rivendita del rame, che viene rivenduto a rottamai e grossisti a circa quattro o cinque euro al chilo.

Una tragedia della povertà quella di Porto Torres, ma nel mirino di chi trafuga l’ambito metallo, ci sono impianti più grandi di quelli dell’illuminaizone, la cui scarica elettrica ha ucciso sul colpo il 45enne. In base a quanto rilevato dall’Osservatorio nazionale sui furti di rame, ad essere presi di mira in Sardegna, sono impianti di trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, nonché aziende elettrotecniche ed elettroniche attive nella produzione e nell’utilizzazione di beni prodotti con l’impiego di rame.

I furti messi a segno oltre a provocare l’interruzione di pubblici servizi essenziali con ripercussioni di natura economica e sociale di particolare rilievo, possono avere conseguenze per quanto riguarda la sicurezza e l’ordine pubblico. Basti pensare che negli ultimi dodici mesi e quindi nel corso di tutto il 2013, nella regione i disagi hanno colpito di più la rete ferroviaria, con ritardi di quasi tremila minuti in totale. Duecento i treni danneggiati, più di duemila i chili di rame in tutto trafugato e rivenduto.

A quanto ammontano i danni? Ad almeno novanta mila euro, a livello regionale e l’escalation sembra non avere fine, con numeri sempre più preoccupanti.