
Non avere la forza di andare a lavorare. Sentire dolori dappertutto, fitte muscolari, stanchezza cronica, formicolii, vista offuscata. Non capire il motivo, e sentirsi dire di essere una “malata immaginaria”. E’ quello che è accaduto a Monica Palmas, 43 anni di Sarroch. E che accade a tante altre persone nella sua situazione. Ci sono voluti più di due anni per la diagnosi: fibromialgia. Una malattia reumatica autoimmune che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico; in Italia sono affette oltre due milioni di persone
“E’ stato un incubo, ho fatto una serie infinita di analisi- racconta Monica, che di professione fa la massaggiatrice-. Non è facile identificare questa patologia che purtroppo in Sardegna non è riconosciuta tale. Nonostante siamo tantissimi. E’ molto difficile da diagnosticare, i sintomi sono molto simili ad altre malattie. Mi prendevano per pazza- afferma – dicevano che inventavo i dolori. Che non avevo voglia di lavorare”.
“Una volta addirittura mi hanno dimessa da un ospedale – dice – liquidandomi come se avessi una lieve influenza. La cosa più dura è sentirsi male e non sapere cosa hai. Ti butta completamente giù. Fortunatamente dopo due anni mi è stata diagnostica. Purtroppo però non esiste una cura, non si conosce ancora la causa”.
Per alleviare i dolori Monica segue la terapia con la cannabis e il protocollo Coimbra con l’assunzione di vitamine D. ” Da quando l’ho cominciata mi sento un po’ meglio, ho più energie, le altre medicine che mi hanno prescritto non hanno fatto nessun effetto” spiega.
In Sardegna questa malattia non è riconosciuta come invalidante, come succede invece in altre regioni italiane, o in Europa. Monica ha deciso quindi di avviare una battaglia, si è rivolta anche al tribunale del malato. “Per farci sentire – spiega – dobbiamo inviare in tanti una segnalazione sulle problematiche che dà la fibromialgia e sulle difficoltà per visite e terapie alla mail [email protected] . Se arrivano segnalazioni in cui risultano molte persone affette da fibromialgia il tribunale comincerà a muoversi, solleciterà l’assessorato regionale affinché faccia qualcosa. In modo da poter garantire i diritti più elementari per un malato.”