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Della Sardegna gli piace tutto, ma non toccategli il Caffè Camparino. L’aperitivo, come lo fanno nello storico bar in Galleria, a Cagliari te lo sogni. Michele Bossi, 45 anni, porta lo stesso cognome del più noto Umberto leghista, ma quando gli chiedi se ci sia una parentela ci tiene a mettere i puntini sulle i: “Lui è del Varesotto, io sono un bauscia milanese doc”. Di quelli nati e cresciuti in centro, per intenderci, proprio dietro il Duomo.
Da 13 anni vive nel capoluogo sardo, dove si è trasferito nel 2005 per lavoro. “Quando sono arrivato, di Cagliari conoscevo solo la squadra di calcio, ed è stata una sorpresa perché non me l’aspettavo così bella”, racconta Michele, un ricercatore farmaceutico giunto nell’Isola a seguito del trasferimento nel Parco Scientifico Sardegna Ricerche dell’azienda per la quale lavorava. “E’ stato uno shock positivo, sono passato dal lavorare in prossimità di un anonimo aeroporto a un parco naturale con cervi, cinghiali, torrenti. Durante la pausa pranzo ero sempre fuori a correre o in bici. Il piacere di lavorare in un posto così bello non ha eguali”, ricorda il milanese, che da allora vive in città nel quartiere Del Sole e oggi lavora in una farmacia cittadina.
“Cagliari mi è piaciuta fin da subito, ma nel corso degli anni l’ho vista cambiare radicalmente in meglio. Le case di Castello e Villanova cadevano a pezzi, invece ora camminare per quelle stradine è un piacere e anche il mio quartiere è molto più vivibile”, afferma Michele. Adora la spiaggia del Poetto e il nuovo lungomare, con la pista ciclabile e i chioschetti, anche se sostiene che un tempo nei baretti ci fosse più vita. “E’ incredibile come una città così affascinante sia così poco conosciuta, eppure è stupenda tutto l’anno, anzi, io la trovo più bella nella mezza stagione che d’estate. Tutti gli amici a cui l’ho fatta conoscere sono rimasti entusiasti, anche per loro è stata una vera rivelazione”.
A colpire Michele sono soprattutto la luce e i colori del cielo, così diversi da quelli milanesi. “Cagliari sembra la classica città pensata da un bambino, con il porto e il borgo alto alle sue spalle, il mare, le lagune”, dice. Ma anche la posizione gli appare stupenda: “E’ molto comoda per fare gite fuori porta, come piace a noi milanesi”. E Michele la Sardegna l’ha visitata in lungo e in largo, non solo le spiagge, ma anche quella più inedita. “Mi piace moltissimo la foresta di Monti Mannu, a Villacidro, e mi perdo molto volentieri nei sentieri del Supramonte, perché in fondo qui l’unica cosa che mi manca è la montagna, e dunque me la vado a cercare”, spiega. “A dire il vero – aggiunge scherzando – di Milano mi manca anche l’atmosfera durante la settimana del derby, qui c’è solo il Casteddu”.
Grazie all’incontro con Fabiana, originaria del Parteolla, che è diventata sua moglie, Michele ha scoperto anche la cultura agropastorale sarda: “Mi piace molto partecipare alla vendemmia o alla raccolta delle olive, qui ho scoperto una vita più vicina alla natura e la bellezza della semplicità”. Un’essenzialità che Michele ritrova anche nel cibo, molto meno elaborato di quello del nord Italia: “Amo i culurgiones ogliastrini, la fregola con carciofi e bottarga e il classico maialetto arrosto, anche se devo confessare che il mio piatto preferito restano i miei pizzoccheri”. Tra le bevande locali, preferisce ‘l’abbardente’ al mirto e ama i vini rossi, con una predilezione per quelli di famiglia del Parteolla.
Ma cosa fa un milanese a Cagliari nel tempo libero? “Fa quello che a Milano non può fare: andare in kayak dietro la Sella del Diavolo, in bicicletta a Molentargius in mezzo ai fenicotteri, – che da soli valgono il viaggio – o in giro per Castello o a Monte Urpinu a cercare gli scorci della città vista dall’alto”, spiega Michele. Che non sente neppure la mancanza degli eventi culturali: “Trovo che Cagliari offra un panorama culturale abbastanza ampio, mi piace per esempio l’evento letterario Marina Cafè Noir, per chi lo ama ci sono dei teatri, è molto viva a tutte le ore e in particolare la sera. Per ciò che non c’è basta prendere un aereo”.
Non è facile trovare cosa invece non gli piaccia della vita nell’Isola: “Forse l’insularità può rendere le cose un po’ più complicate quando vuoi spostarti, ma è comunque una buona base di partenza. Per me è una sorpresa permanente e questo è uno dei motivi che mi hanno portato a scegliere di vivere qui, anche se da buon milanese ho sempre in mente di tornare un giorno a Milano, ma in generale mi ritengo un immigrato felice in un’isola felice”.
Chiudiamo l’intervista con una domanda cruciale per un ‘bauscia’ della Milano da bere, come lui stesso si autoproclama con ironia: ma l’aperitivo, a Cagliari, com’è? “Se penso ai locali sui bastioni con vista sulla città o a quelli sulla costa vista mare, da milanese mi dispiace ammettere che sulle location Cagliari batte Milano, ma sull’aperitivo non c’è storia, Milàn l’è semper on gran Milàn”.