“Mia mamma, colpita dall’ictus e dalla burocrazia: odissea a Cagliari”

Il racconto di Claudia Serra: “Mia mamma colpita da un ictus ischemico, abbandonata per giorni senza che le venisse riconosciuto. Rimbalzata tra gli ospedali, che non comunicavano tra loro neanche durante l’emergenza. Mi chiedo: quanto vale davvero la vita di un paziente?”


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di Claudia Serra, Cagliari

Vi racconto l’odissera di mia mamma in ospedale a Cagliari. Sabato scorso mia mamma accusa un malore mentre era a casa con il nipote di solo 10 anni..il bambino chiama prontamente l’ambulanza e descrive con calma e freddezza tutti i sintomi inequivocabili di un ictus in corso, l’ambulanza arriva subito ma i medici sostengono che si trattasse di un semplice attacco d’ansia.

A quel punto è stata trasferita su nostra richiesta al pronto soccorso: viene portata in ospedale dove non è stato riconosciuto l’ictus, non si attiva il protocollo d emergenza e non viene richiesto nessun trasferimento allo stroke unit lasciandola in un lettino in una sala in cui non era sorvegliata in codice verde. Solo dopo 5/6 ore viene eseguita una Tac che esclude un emorragia ma che non fa vedere l’ictus..passano così altre ore.. alle 20 viene trasferita nel reparto di medicina, il dottore di turno pensa a una sindrome vertiginosa, non viene visitata da nessun neurologo o cardiologo e anche in questo caso non viene riscontratto e neanche minimamente accennata l ipotesi ictus ma viene trattenuta per accertamenti in un reparto di NON COMPETENZA DEL CASO.

Domenica ugualmente non vengono fatti accertamenti ma solo martedì viene richiesta una risonanza magnetica che da l’esito di ictus ischemico acuto al tronco encefalico ancora in corso. Nonostante l’emergenza non viene richiesta ancora un volta nessun trasferimento in un reparto di neurologia ne viene monitorata con ecocardiogramma. PRECISO per chi non lo sapesse che l’ictus al tronco encefalico è collegato con midollo spinale respiro e cuore e che necessita di approfondimenti immediati. Alla domanda del perché non fosse stata trasferita nella nostra unità stroke  mi viene risposto che la situazione non era poi così grave e che i due ospedali Santissima trinità e Brotzu non comunicano fra loro neanche davanti a un’emergenza. Nella disperazione cerco un neurologo a pagamento per tentare uno spostamento in un reparto adeguato ma mi viene negato e chiusa la porta in faccia. Giovedì a distanza di soli 2 giorni dalla scoperta dell’evento mi viene detto che le dimissioni erano quasi pronte. A quel punto scioccata e arrabbiata rifiuto le dimissioni e mia madre resta là intrappolata in una situazione in una burocrazia che la sta uccidendo. Fa una terapia per bocca non ha ricevuto le cure di supporto e verrà dirottata in una struttura di riabilitazione senza studiare il caso. 

Quanto vale la vita di un paziente? Ho voluto scrivere a voi perché tutti devono essere in grado di riconoscere i sintomi per muoversi in tempo ma soprattutto per evitare che altre persone possano trovarsi in questa situazione. I sintomi possono includere dolore a un arto o forte mal di testa..formicolio alla parte destra o sinistra del corpo vertigini paresi offuscamento della vista..se pensate di avere davanti una persona con attacco ischemico in corso chiamate subito l’ambulanza e insistete se vedete che viene preso con leggerezza. .le 4 ore dalla prima comparsa dei sintomi può rilevarsi di estrema importanza per salvare una vita. Chiedo inoltre se qualche avvocato leggendo l’articolo mi posso contattare per spiegarmi esattamente quali sono i diritti di un malato e se c’è possibilità di ottenerli nell immediato.


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