Cagliari – Mense universitarie nel mirino quel che emerge “è una situazione disastrosa”: in sette giorni son stati sentiti 537 studenti che frequentano regolarmente le mense messe a disposizione dall’Ersu di Cagliari. Dopo i problemi riscontrati nella Mensa universitaria ci si interroga sulle aspettative di una sana alimentazione.
Esperti e terzo settore uniti nell’ideare progetti di educazione alimentare a kilometro zero.
Tra intossicazioni, vermi e ciglia nel piatto, il report sulle mense universitarie e scolastiche italiane è imbarazzante. Ora la conferma arriva anche dal report “Qualità mense” realizzato dall’associazione studentesca Reset Unica.
Si parte dalle mense più frequentate dagli universitari: via Trentino, Piazza Michelangelo e Cittadella Universitaria. Soltanto il 4,8%, invece, si reca a quella di via Sulcis. Nonostante un buon 40,6% giudichi il servizio igienico di qualità “normale”, un 21,6% lo valuta come “scadente” e un 6% lo ritiene “decisamente scadente”.
Le cose cambiano, invece, quando si parla di qualità del cibo. Per il 36% degli intervistati è “scadente” e l’11,2% lo declassa come “decisamente scadente”. Per gli intolleranti al lattosio (50% del campione), vegetariani e vegani (il 10%) le alternative proposte sono insufficienti.
A ciò si aggiunge anche una valutazione negativa riguardo il sistema di pagamento PagoPA, troppo macchinoso nel caricamento del credito per pagare i pasti.
Sull’argomento interviene
Roberto Diana di Cagliari, medico, heilpratiker, biologo nutrizionista e sport phisiologist. “Ricordo alla mensa in cui andavo nei primi anni 80 un caso di epatite di un futuro ingegnere.
La situazione e’ migliorata? Pare proprio di no.
Sono stati pubblicati report preoccupanti riguardo la situazione nelle mense: un servizio che vale ben 600 euro, “prelevati” dalle borse di studio degli iscritti
Che la situazione delle mense universitarie, anche a Cagliari, non fosse delle migliori, era già stato detto e ridetto più volte dagli stessi studenti, anche in occasione della manifestazione dello scorso giovedì 26 maggio 2022, di fronte al Palazzo della Regione.
Ciò che però ha destato maggiore scalpore son state le testimonianze rilasciate dagli habitué delle mense.
Di recente, mi ha detto un paziente, “ho mangiato una frittata in mensa, è finita con me in bagno qualche ora dopo che l’ho vomitata tutta. Già mentre la mangiavo non avevo proprio un buon presentimento, infatti non l’ho finita. Un’altra volta ho preso un misto di patate e carote e ci ho trovato in mezzo un pezzo di guanto di plastica e per finire bellezza, sempre parlando di frittate, ho trovato un qualcosa che sembrava un capello in mezzo, come puo’ immaginare non l’ho finita”.
I secondi spesso sono fritti oppure würstel : spiega un’altra paziente.
“Mi è capitato di prendere il merluzzo e mi sono sentita male con nausea, vomito e sintomi associati a un’intossicazione alimentare”.
Altre esperienze mi parlano di cibo che naviga nell’olio non certo EVO, vermi nell’insalata e mi dicono che devono rinunciare ad andare in mensa perche si stavano ammalando, e non sto esagerando.
Una ha iniziato con vomiti, nausea e mal di testa e tutto questo succedeva ogni volta che andava in mensa, taccio la sede.
Inizialmente ho pensato che potesse essere lo stress, mi raccontava, di avere qualcosa, ho fatto le analisi per capire cosa non andasse, e da lei ho capito che era la mensa. Mi sono ritrovato persone con perdite di 7 chili in un mese a furia di mangiare lì e vomitare dopo poco. Ovviamente ho sconsogliato di andarci e di preparare le cose a casa: resta che dalla borsa di studio vengono tolti circa 600 euro per un servizio che non si puo’ usare, neanche volendo, perché non si ha voglia di stare male.
Per gli iscritti all’Università di Cagliari che vogliano accedere alla borsa di studio Ersu, infatti, non c’è possibilità di rinunciare al servizio mensa: è tutto incluso, a prescindere dal fatto che uno studente la frequenti o meno. Ma a parte la singolarità del fatto che non sia data libera scelta nell’usufruire del servizio in questione, il report mette in luce gravi carenze dal punto di vista alimentare e salutare nei confronti degli studenti che un’istituzione come quella universitaria non può e non deve accettare”.
Insomma, una situazione che merita la giusta attenzione: si parla dell’alimentazione degli studenti che, tra una lezione e l’altra, hanno necessità di alimentarsi in maniera sana e corretta sempre, tutti i giorni.
Sulla questione riferisce anche Tiziana Mori, già assessore a Monserrato, Responsabile Dipartimento Famiglia e Salute per Arka Eventi Culturali, associazione facente parte del Network nazionale Comuni amici della Famiglia, di cui è la referente: “Stiamo lavorando a dei progetti sull’educazione alimentare e la valorizzazione del territorio in cui viviamo, e riteniamo sia fondamentale lavorare anzitutto sui nuclei familiari dei singoli studenti per raggiungere dei risultati importanti verso il benessere nel seguire una alimentazione sana, partendo dal coinvolgimento delle famiglie.
Crediamo in un mix di sinergie tra Terzo settore, professionisti del mondo medico e Istituzioni, ma coinvolgendo pure i produttori locali sardi
perché è arrivato il momento di fare Rete e puntare tutti insieme sugli alimenti “a Km zero” non solo perché questi alimenti offrono maggiori garanzie di freschezza proprio per l’assenza, o quasi, di trasporto e di passaggio, ma soprattutto perché con questa scelta di consumo, possiamo valorizzare la produzione locale e recuperare il legame con il territorio, imparando a conoscere sapori tipici e tradizioni gastronomiche della nostra isola”.
Una proposta interessante già adottata, tra l’altro, da diversi comuni dell’Isola. Una idea propositiva, quindi, che di certo non vuole andar contro all’organizzazione universitaria cagliaritana bensì tendere una “mano d’aiuto”.