Medico salva il cane di una profuga ucraina: “Non volevano farlo imbarcare per Cagliari, assurdo”

Storie di guerra nella guerra. All’imbarco di Livorno niente spazio per il Siberian Husky di Nadia, giovane salvata dalle bombe e risultata positiva al virus. Il medico cagliaritano Luigi Cadeddu: “Lei è finita in un Covid hotel, volevano portare il suo animale in un canile. Ho dovuto dire che si trattava di un mio cane italiano, solo così l’hanno fatto passare: basta con la troppa burocrazia, stiamo vivendo un dramma umanitario”. Foto di Davide Loi.


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Lei, Nadia, Cagliari la conosce bene perché ci ha lavorato in passato, prima di tornare nella sua Ucraina. Poi è iniziata la guerra e lei è fuggita sino a Cracovia, insieme al suo cane, una femmina di Siberian Husky, Huta. E in Polonia ha incontrato i componenti della missione sarda guidata dal console Anthony Grande e dal deputato sardo Ugo Cappellacci. Hanno deciso di raccogliere il suo sos e portarla in Sardegna. Ma, all’imbarco del porto di Livorno, la beffa. A raccontare un episodio quantomeno curioso è Luigi Cadeddu, medico cagliaritano che fa parte del team di Grande e Cappellacci: “Nadia è risultata positiva al Covid ed è stata portata in un Covid hotel toscano. Una delle responsabili, al porto, non voleva fare imbarcare il suo cane perché, a causa di una folle rigidità burocratica, non era stato segnato nei documenti. Volevano portarlo in un canile”, racconta Cadeddu. Una prospettiva giudicata infelice, ed al porto toscano è iniziata una lunga “battaglia” legata al destino dell’animale.
“Ho dovuto dire che si trattava di un mio cane italiano, solo così l’hanno fatto passare e ha dormito in nave con me e arrivare a Cagliari. Qui in città ci sono amici di Nadia che la attendono, appena sarà negativa prenderà la prima nave per la Sardegna”, prosegue Cadeddu. Che si scaglia nettamente “contro la folle burocrazia. Siamo in guerra, stiamo vivendo un dramma umanitario e tra gli stessi ucraini c’è chi non va via dal paese perché non riesce a gestire il proprio animale da compagnia. Cani e gatti sono come gli esseri umani e tra loro e i padroni c’è un fortissimo legame, umano e psicologico. Eppure, agli imbarchi dei porti c’è chi ancora gestisce l’arrivo di profughi chiedendo documenti, carte, prove di vaccinazioni e un mare di dati anche per quanto riguarda gli animali”. Regole che, insomma, andrebbero almeno ammorbidite: “I profughi ucraini fanno lunghi viaggi e salvano i loro animali, non si staccano mai da loro. Un cane o un gatto sono unici, non sono un paio di pantaloni o di scarpe”.


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