“Noi medici, sviliti a Cagliari dai furbetti delle visite gratuite: certe richieste sono una vergogna”

“Sono sconcertato dal crescente screditamento e avvilimento della professione medica”. Marco Deplano, bravissimo medico cagliaritano, non ci sta davanti ai pazienti “furbetti”, quelli che troppo spesso approfittano della gentilezza di un dottore. “È vero che il mio lavoro è una missione è comporta grandi responsabilità ma non sono un ente umanitario… sono un professionista e ancor prima una persona con le stesse spese che avete tutti voi che non pago con i “grazie prego”.  Poi chi si sente toccato o offeso vada al Carrefour a farsi curare, magari una cassiera con una chiacchierata risolve il problema”


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“Sono sconcertato dal crescente screditamento e avvilimento della professione medica”. Marco Deplano, bravissimo medico cagliaritano, non ci sta davanti ai pazienti “furbetti”, quelli che troppo spesso approfittano della gentilezza di un dottore. Il suo è uno sfogo dettagliato: ” Oggi mi è stata chiesta una visita urgente. Ho spiegato quelle che sono le modalità di accesso (non definite da me ma dall’azienda per la quale lavoro) ossia tramite Pronto Soccorso o tramite impegnativa urgente del curante dove viene garantita la prestazione entro 72 ore, senza scegliere chi ti visita.
Se invece si sceglie uno specialista in particolare e se puoi farlo c’è la possibilità della visita intramoenia.
È una scelta.
Io faccio poco ambulatorio perché sono spessissimo in sala operatoria per cui pur piacendomi tanto sono orientato ad altro.
Oggi mi è stato detto:” No vabbé la visita la faccio in ambulatorio, volevo fare una chiacchierata”.
….una chiacchierata in ospedale su una tua malattia a casa mia è una visita ma a quanto pare è opinione comune durante una visita un medico può anche stare muto.
Vorrei vedere se entrando in ambulatorio iniziassi dell’esplorazione rettale senza chiedere nulla…verrei denunciato in tempo zero.
Per tutti coloro che sottovalutano la chiacchierata con il medico vorrei spiegare che questo scambio di informazioni si chiama anamnesi.
Tramite questa chiacchierata io capisco se è presente un problema, se posso curarlo e spesse volte noi medici salviamo la vita anche soltanto chiacchierando.
Io per poter fare questa sciocca chiacchierata ho studiato 6+5anni e ho quasi 10anni di ospedale alle spalle… perciò il mio parlare non è una confidenza tra amici davanti a un gelato o in spiaggia.
Io quando chiacchiero lavoro se sono in ospedale perché vi assicuro fuori io non parlo di pipí poco soddisfacenti o dolori al testicolo… parlo d’altro.
E per il mio chiacchiericcio voglio essere pagato.
Perché quando ho chiesto il mutuo alla banca non hanno voluto chiacchierare ma soldi, gli stessi che ogni mese mi portano via.
Che parli o meno.
Io vado al supermercato e pago.
Vado dal tabaccaio e pago.
Vado dal mio avvocato e quando scrive una lettera non vuole parole o cateteri in cambio ma soldi.
Non vedo perché io da professionista debba sentirmi in obbligo di fare beneficienza (che poi sarebbe truffa all’azienda!) quando con me giustamente nessuno l’ha mai fatta.
Chi mi conosce sa quanto amo il mio lavoro e quanto sia enormemente disponibile ma essere denigrato proprio no.
Il tempo che io dedico alla chiacchiera a lavoro è tempo tolto alla mia vita fuori.
Io durante la chiacchierata prendo decisioni sulla vita di qualcuno e se non parlo abbastanza e sbaglio finisco in tribunale. Senza passare dal via.
Se poi vogliamo parlare d’altro fuori dall’ospedale sono ben contento ma che sia ben chiaro che per parlare con me privatamente di un problema di salute paghi come paghi il falegname per farti un mobile.
Mi sono sono sempre fatto in quattro, fosse mia mamma, mio zio, mia cugina o chiunque altro ma quando è imposto e sminuito ti mando a cagare perché a me 100euro non cambiano la vita ma la cafonaggine preferisco stroncarla sul nascere.
Scusate lo sfogo ma in un momento storico nel quale la nostra professionalità di medici è minata da populismo e ignoranza (sono tutti medici ma chissà perché i pronto soccorso sono sempre pieni!) spesse volte anche tra colleghi stessi posso dire di averne le tasche piene di questa crescente denigrazione e mancanza di riconoscenza.
Decidere del benessere, della salute e a volta avere tra le mani la vita di qualcuno è un bagaglio che solo chi fa il nostro lavoro con scienza e coscienza può capire.
Perché io non stimbro e mi dimentico tutto… il pensiero di aver scelto bene, la preoccupazione che l’intervento sia riuscito te la porti anche a letto la sera.
È vero che il mio lavoro è una missione è comporta grandi responsabilità ma non sono un ente umanitario… sono un professionista e ancor prima una persona con le stesse spese che avete tutti voi che non pago con i “grazie prego”.
Poi chi si sente toccato o offeso vada al Carrefour a farsi curare, magari una cassiera con una chiacchierata risolve il problema.
Vergogna!!!”.


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