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di Ennio Neri
Salvini: “Via Caruso: troppo fascista”. A tre anni dalla nascita, scatta la rivoluzione ai vertici di Noi con Salvini in Sardegna. La segreteria nazionale ha azzerato tutte le cariche nell’Isola e sostituito con due coordinatori provinciali il segretario sardo Daniele Caruso. Quest’ultimo è stato preso di mira per le sue posizioni “nostalgiche” ed è stato messo davanti ad un bivio: “Basta col saluto del legionario e con la destra estrema o sei fuori”. E Caruso ha lasciato. Ma oggi più che polemizzare esprime rammarico. “Ho iniziato con loro alle europee la lista era Movimento Sociale Sardo – Lega Nord”, racconta, “evidentemente solo dopo 3 anni si son ricordati della mia biografia politica hanno detto che era necessario scegliere tra Movimento sociale e quello che è nato successivamente. Ci hanno detto che non c’è spazio per persone dichiaratamente di destra perché Noi con Salvini non è né di destra, né di centro, né di sinistra” e per quelli che fanno il “saluto del legionario”, (la stretta sull’avambraccio, diversa dal saluto romano col braccio teso, ndr).
LA REPLICA DI DANIELE. Per Caruso è stato davvero troppo. “E’ incredibile che ci debbano imporre anche le modalità di saluto”, aggiunge, “ci hanno chiesto di scegliere e così noi del Movimento sociale sardo non abbiamo rinnovato la tessera. I nostri l’avrebbero preso come un tradimento e noi abbiamo scelto la coerenza”.
La segreteria nazionale ha nominato così Guido De Martini e Dario Giagoni coordinatori provinciali.
De Martini, 61 anni, oculista cagliaritano ed ex coordinatore del capoluogo rappresenterà il movimento nelle province di Cagliari e Nuoro. Giagoni, 37 anni geometra di Santa Teresa di Gallura si occuperà di Sassari e Oristano.
Dietro, secondo Caruso, c’è un preciso disegno politico: “Se hanno cambiato strategia è un problema di Salvini. Il suo movimento è destinato a conquistare la leadership del centrodestra grazie all’affanno dei partiti storici ed è probabile che in quest’ottica abbia deciso di optare per una “svolta moderata”. Ma io”, conclude, “non sono mai stato estremista. Anzi le ho anche prese e non ho reagito”, si difende riferendosi alle botte subite nel largo Carlo Felice da parte dei comitati antifascisti lo scorso anno che gli costarono qualche giornata di cure.