Basta pregiudizi, stop umiliazioni e gesti, atteggiamenti da ignoranti, c’è addirittura chi predica omelie contro i gay. Per Massimo Mele, storico leader del Mos, il Movimento omosessuale sardo, le ultime vicende internazionali ma soprattutto locali, stanno ancora una volta decretando inutili e sterili comportamenti che danneggiano un unico obiettivo in senso lato: la persona.
«Lo scorso 28 Maggio il parroco di Decimoputzu, Massimiliano Pusceddu, in un’omelia contro le unioni civili e contro il Governo Renzi – dice Massimo Mele – ha detto che i “gay meritano la morte”, sostenuto in questo dalla Bibbia e dalla “profetica” lettera di San Paolo ai romani. Il prete esorcista, ed ex pugile, era stato venne rimosso dalla parrocchia di Vallermosa nel 2014 dopo essere stato denunciato per violenze e porto d’armi abusivo e, dopo aver fondato la setta fondamentalista “Apostoli di Maria”, ora è libero di lanciare i suoi strali contro i “nemici di Dio” da un nuovo pulpito e sempre alle dipendenze del Vaticano. Qualche anno fa invece – dice ancora Mele – era stato l’arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei, a definire le Unioni Civili “un bacillo cancerogeno della società” che quindi, come ogni tumore, va estirpato ad ogni costo. Non diverso il tenore delle offese lanciate dai vari gruppi di fondamentalisti cristiani, come le Sentinelle in piedi, che tra i suoi sostenitori ha anche il consigliere regionale del Psd’Az Marcello Orrù, o i gruppi no gender che continuano a manifestare contro il riconoscimento dei diritti, il contrasto dell’omofobia, l’educazione ad una cultura del rispetto delle differenze. Quegli stessi gruppi che lo scorso Febbraio hanno portato a Roma diverse centinaia di migliaia di persone a protestare contro le unioni gay e “il gender”. A questo punto una domanda sorge spontanea: ma se in Italia potessimo comprare le armi al supermercato, come negli USA, quante stragi di persone omosessuali ci sarebbero? Sabato notte Omar Mateen, un americano di origini afgane di 29 anni – dice Massimo mele – è entrato in una discoteca gay di Orlando, in Florida, ed ha sparato all’impazzata, uccidendo 49 persone e ferendone altre 50. Benché avesse dichiarato fedeltà all’Is, Mateen era probabilmente un elemento autoradicalizzatosi in America e senza contatti diretti con lo Stato Islamico. Questo significa che nessuno gli ha ordinato cosa e dove farlo: è stata sua la scelta del bersaglio, del giorno e del modo in cui attuare il suo attacco. Il padre sostiene che fosse ossessionato dall’immagine di due uomini che si baciavano che aveva visto qualche tempo prima a Miami. Di sicuro Omar non amava i gay e, nella sua mente contorta, ha messo in pratica quelle minacce di morte che tanti predicatori islamici, cattolici, e di qualunque religione, rivolgono quotidianamente a gay, lesbiche e trans. Quella di Orlando è la più grande strage della storia americana dal secondo dopoguerra e la sua matrice è l’omofobia. I paragoni con gli attentati di Parigi e di Bruxelles, che campeggiano in tanti commenti, non colgono il senso di questa tragedia. Non si è trattato di un attentato contro la democrazia, contro lo stile di vita occidentale o contro un qualche generico valore delle nostre democrazie, ma contro gay, lesbiche e trans. Certo non ci aspettavamo di trovare tanti “Je suis gay”, così come ci eravamo abituati negli attentati di qualche mese fa, ma neanche di assistere ad un maldestro tentativo di negazione della matrice omofobica o, addirittura, al ribaltamento della responsabilità che trasforma le vittime in causa del massacro. Troppa ostentazione nei Pride, troppi baci in pubblico, troppo desiderio di normalità per qualcosa che ancora oggi normale non è. Sarebbe come accusare le donne di essere causa di stupri e femminicidi o gli ebrei di aver provocato l’olocausto. Eppure con gli omosessuali, quegli stessi omosessuali lanciati nel vuoto dai militanti dell’Isis, impiccati o incarcerati in diversi paesi islamici, umiliati e torturati nella vicinissima Russia, questo si può fare. Si, perchè l’aspetto peggiore dell’omofobia è proprio la sua negazione. Quella negazione che ha impedito l’approvazione di una legge contro l’omo/transfobia e che impedisce il riconoscimento di uguali diritti per le persone gay e lesbiche. O che non porta a condannare i tanti discorsi carichi di odio e di istigazione all’odio ed alla violenza che sentiamo quotidianamente. Alcuni anni fa il vaticano pose un veto all’ONU sulla proposta della Francia di depenalizzazione mondiale dell’omosessualità: per la Chiesa nemmeno la pena di morte è più grave dell’omosessualità. E infatti preti e cardinali ce lo ricordano continuamente, anche in Sardegna».