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Una perizia psichiatrica stabilirà se Masih Shahid, il 31enne pakistano condannato in primo grado all’ergastolo per il tentato omicidio della sua ex e l’uccisione di Mirko, il 18enne figlio di lei, era in grado di intendere e volere al momento dei fatti, l’11 maggio del 2021. Lo ha deciso oggi la Corte d’assise d’appello di Cagliari, presieduta da Massimo Costantino Poddighe, nella prima udienza del processo di secondo grado, con l’imputato presente in aula. I giudici hanno anche stabilito di unificare in questo stesso procedimento anche quello che vede Shahid accusato di maltrattamenti nei confronti dell’allora compagna, un reato per il quale è stato condannato in primo grado a 3 anni di reclusione. Respinta invece dalla Corte la richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa.
All’alba dell11 maggio di due anni e mezzo fa, Shahid si arrampicò fino a casa della sua ex e la aggredì, colpendola con 17 coltellate e riducendola in fin di vita. Fra lui e la mamma, per proteggerla, si mise proprio Mirko, svegliato dal trambusto, a sua volta colpito a coltellate dalla furia del pakistano, che non sopportava di essere stato lasciato da Paola Piras, 54 anni. Una di quelle 5 coltellate fu per Mirko fatale: il ragazzo morì sul colpo.
La perizia psichiatrica sollecitata dall’avvocato difensore Federico Delitala e negata nel primo processo è stata affidata allo psichiatra Giampaolo Pintor: i risultati saranno resi noti nell’udienza del 2 febbraio. Procuratore generale e parti civili si sono riservati di nominare un consulente di parte.