Cagliari ha una spiaggia bellissima di sabbia biancastra scintillante composta anche da frammenti di quarzo, calcare e silicio. Si, è vero, c’è qualche alga rinsecchita, parecchi rifiuti abbandonati, una barca spiaggiata eppure le sue acque sono bassissime, invitanti, all’interno delle quali si ergono due rocce simili a delle sculture.
Dato che c’era, madre natura ha scelto di far specchiare su queste acque sempre placide, la vegetazione lussureggiante del colle Sant’Elia con la sella del diavolo che “osserva” invidiosa il golfo degli angeli. Però, da quasi trent’anni, questo eden ai margini della città del sole, è off limits.
Si, è inaccessibile. Pena sanzioni e denunce alle autorità.
QUESTO PARADISO è divenuto impenetrabile da quando un costone roccioso (a dire il vero non proprio sulla spiaggia…) si sgretolò, travolgendo un turista che prendeva il sole. Ricordate la storia di un uomo che lavorava nelle forze dell’ordine e morì travolto dalla frana?
Fu un dramma. Basti pensare che per le opere di soccorso furono mobilitate cinque squadre a terra, una motobarca ed una squadra di sommozzatori dei vigili del fuoco. A quel tentativo disperato di salvataggio che però si rivelò una tragedia, partecipò anche la protezione civile della provincia, i rocciatori del Club alpino italiano, Polizia, Carabinieri ed anche la Capitaneria di porto.
Fu uno spiegamento di forze che però, dinnanzi ad un uomo rimasto sotto alla frana, cedette il posto ad un esito drammatico. Una tragedia!
Nonostante la frana sia avvenuta a decine di metri di distanza dalla spiaggia “nascosta”, la stessa è rimasta chiusa per decenni. Tutto ciò è giusto?
Ancora oggi la situazione è la stessa, sia per un vecchio ordine della prefettura che si è anche allargato – nel tempo – in un transennamento in tutta la zona di Cala Fighera. Ma anche per il benestare – pensiamo – della Motomar Sarda.
NUDISTI. Non solo: per gommoni, barche e natanti vige il divieto di avvicinarsi alla baia, pur sempre meta di arrampicatori, pescatori subacquei e amanti della natura. Nudisti compresi.
Mentre per la spiaggia, quella vera, antica (sapevate dei reperti preistorici e romani?) di Marina Piccola, c’è una inferriata per impedirne l’accesso.
Una inferriata che cade a pezzi per la ruggine e la salsedine. Ed un cartello: divieto d’accesso. Anzi, qualcuno ha abraso le scritte creando goliardicamente non proprio un qualcosa di intrinseco: “CESSO”, si legge.
Ecco perché le associazioni ambientali (perlomeno alcune) chiedono alle istituzioni un impegno per riaprire la spiaggia al pubblico, almeno nel suo tratto iniziale che è lungo più di 100 metri, che non presenta roccia sporgente sugli eventuali, futuri bagnanti.
Sarebbe anche bello che la Sella del Diavolo, monumento naturale e identitario della città, venga messo in sicurezza data la presenza – in quel caso sì – di lesioni alla roccia che la compone.
Non è solo metter dei divieti e dei cartelli ma anche impegnarci tutti per restituire e far fruire, ai Cagliaritani, delle bellezze del nostro territorio, non trovate?
Così magari anche il diavolo scenderà dalla sella e dopo aver fatto un salutare bagnetto andrà via, portando con se i problemi della zona.
Marcello Polastri