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La sua vita se l’è immaginata, sin da piccola, all’insegna della semplicità: un lavoro e una casa. Ed entrambi gli obbietti, Maria Rosaria Piras, 39enne di San Teodoro, li ha raggiunti. Almeno, sino a tre anni fa. Un giorno come tanti altri, mentre era impegnata a servire caffè e cappuccini in un bar, i primi dolori alle braccia e alle gambe. Non ci ha fatto subito caso, forse pensava a qualche “effetto ritardato” ma momentaneo di un calvario che aveva vissuto sino all’anno prima: “Nel 2015 sono stata operata alle ovaie, mi hanno tolto quattro tumori, fortunatamente tutti benigni”, racconta. Ma quei dolori, poi, non sono scomparsi: “Mi era venuta la fibromialgia. Ho dovuto lasciare il lavoro da barista, non potevo più fare praticamente nulla. Mi sono reinventata vendendo torrone alle feste e alle sagre nei paesini sardi, ma anche tagliarlo mi comporta una fatica e un dolore indescrivibile. Sono costretta a riempirmi di medicinali”, confessa, “faccio anche uso di oppiacei, l’ultima scorta l’ho fatta qualche giorno fa all’ospedale di Olbia”.
Vive da sola, la Piras, è può contare solo sulla compagnia “di Luna una cagnetta che, ormai, ha dodici anni”. Le sue giornate, la trentanovenne, le trascorre quasi sempre “a letto, distrutta dai dolori. Lavoro solo qualche mese, in estate, poi cerco di sopravvivere. Il mio medico mi ha detto che la Regione ha approvato la legge che riconosce la fibromialgia malattia invalidante, ma sinora non è stato fatto nulla di concreto”. La trentanovenne è disperata: “Voglio anch’io una pensione di invalidità, la fibromialgia mi ha ‘cancellato’ tutta la vita”.