“In marcia per la nostra terra” per dire NO allo sfruttamento scellerato della Sardegna

“La Sardegna, è una delle regioni più inquinate d’Italia con 445.000 ettari di siti altamente contaminati e da bonificare urgentemente- spiega il comitato organizzatore- con questa Marcia simbolica si vuole rivendicare il diritto dei cittadini a decidere del futuro della propria Terra per fermare il degrado ambientale, l’inquinamento, la sottrazione delle risorse, l’aggressione alla salute, ai territori e al lavoro”


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Dopo le prime cinque tappe del 2014 a Sassari, Macomer e Ottana, Villacidro-Gonnosfanadiga-Guspini, Portoscuso e Cagliari, sotto al Palazzo della Regione, il Coordinamento Comitati Sardi continua la Marcia per la Terra ripartendo pggi da Villacidro.

“Con questa Marcia simbolica si vuole rivendicare il diritto dei cittadini a decidere del futuro della propria Terra per fermare il degrado ambientale, l’inquinamento, la sottrazione delle risorse, l’aggressione alla salute, ai territori e al lavoro – spiegano gli organizzatori-. I punti fondamentali racchiusi nel documento di moratoria, presentata l’11 Maggio 2014 dai Comitati al Presidente della Regione, comprendono posizioni molto precise in merito al nuovo modello di sviluppo che si intende proporre: NO alla Sardegna come piattaforma energetica dell’Italia. NO ai progetti delle multinazionali dell’energia che non portano benefici, nemmeno in termini di posti di lavoro.SI all’uso solidale, sostenibile, razionale, efficiente e intelligente delle risorse. Si alla salvaguardia del territorio e della nostra identità. SI alla conservazione del nostro patrimonio agro colturale e archeologico. SI a un rilancio dell’agricoltura e dell’allevamento. SI alle rinnovabili per l’autoconsumo. SI all’energia idroelettrica ed a un ammodernamento della rete elettrica. SI alle bonifiche immediate,. SI alla strategia Rifiuti Zero per il recupero e il riciclo di tutti rifiuti. NO ad ogni forma di servitù, sia essa militare, energetica, industriale, economica o culturale. NO alla sottrazione dei terreni agricoli. NO al violento e insistente assalto al nostro territorio. NO alle Basi Militari. NO agli inceneritori di rifiuti e alle megadiscariche. NO ai progetti delle multinazionali del petrolio e del metano e alle nuove centrali a combustibile fossile”

“La Sardegna, è una delle regioni più inquinate d’Italia con 445.000 ettari di siti altamente contaminati e da bonificare urgentemente. Un sardo su tre vive in un S.I.N. (Sito d’Interesse Nazionale per le bonifiche), ove gli aspetti sanitari, sia nel Sulcis-Iglesiente che nell’area di Porto Torres-Sassari, dove addirittura si muore più che a Taranto, ma nessuno lo dice, sono allarmanti. A tutt’oggi la nostra Isola, si trova a fare i conti con scelte scellerate del passato, fatte da politiche industriali fallimentari sotto tutti gli aspetti, occupazionali e ambientali, con bonifiche mai avviate, acque inquinate e terreni avvelenati. Oggi, grazie all’assalto delle multinazionali del chilowattora sovvenzionato, la nostra Terra sta diventando una piattaforma energetica a fini speculativo-finanziari che andrà a compromettere in maniera definitiva le attività agricole sarde e a condannare all’estinzione tutte le bio diversità, i luoghi e le genti che li abitano” denunciano.

“La Sardegna ha bisogno urgente di un Piano Regionale Ambientale Energetico e di un Piano Regionale dei Rifiuti consoni alle esigenze attuali e non più ancorati a concetti antiquati e antistorici. Oggi abbiamo tutte le opportunità, le tecnologie e le conoscenze adeguate per fare della nostra Isola un esempio di eccellenza, all’avanguardia nel panorama internazionale. Coraggio, lungimiranza, visione, sono gli elementi indispensabili per la transizione dal fossile al rinnovabile vero, per l’abbandono definitivo delle discariche e dell’incenerimento, una pratica altamente nociva per l’ambiente, per la salute, il lavoro e le tasche dei cittadini, a favore della realizzazione di Centri di Riciclo integrale a chiusura di tutto il ciclo dei rifiuti e di una riprogrammazione del settore agro-pastorale adeguati alle esigenze delle nostre popolazioni e dei nostri territori. La moratoria, è stata richiesta proprio in funzione di tali azioni, che la politica regionale dovrà portare avanti con estrema urgenza e priorità.”