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“Amore, ma se mi uccidi dopo chi picchi? E’ lo slogan quanto meno choccante di un manifesto apparso a Potenza per pubblicizzare, udite bene, un incontro sul tema sulla violenza sulle donne. Comunicazione? La stai facendo male. Ovviamente è già scoppiata la polemica e l’indignazione infuria anche sul web. Perplessità sul tipo di linguaggio: com’è possibile scrivere uno slogan del genere per promuovere un evento contro la violenza di genere? La Consigliera Regionale di Parità della Basilicata ha chiesto l’immediata rimozione del manifesto.
“La finalità è nobile, quella di promuovere un evento di sensibilizzazione e riflessione sulla violenza di genere, in programma il 13 Aprile presso la Sala del Cortile – Museo Archeologico Nazionale di Potenza. La modalità, tuttavia, è in contrasto, oltre che col buonsenso ed il buongusto, anche con il doveroso rispetto della dignità femminile. Messaggi di questo genere – si legge in una nota a firma congiunta della Consigliera di Parità effettiva, Ivana Pipponzi, e della Consigliera di Parità supplente, Luisa Rubino – ci sembrano andare in un’opposta direzione, ben lontani dalla consapevolezza necessaria a contrastare la violenza. Peraltro, il testo del titolo è irrispettoso delle regole minime del corretto linguaggio di genere adottato da ultimo, attraverso la Carta di Venezia, dall’Ordine nazionale dei giornalisti. La violenza di genere si combatte anche utilizzando un linguaggio rispettoso della dignità della donna, in grado di diffondere valori positivi sulla figura femminile. Principi di cui deve essere maggiormente attenzionato l’ambito del marketing e della pubblicità in relazione alle sue immediate implicazioni culturali, sociali. Per tali ragioni, l’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità della Basilicata, richiede al Sindaco di Potenza l’immediata rimozione dello spot suddetto, contenente rappresentazioni inidonee a superare stereotipi e pregiudizi ma che incitano, invece, ad aggiungere atti di violenza sulle donne.”