
La vicenda si è conclusa con il lieto fine, ma non sono mancate le polemiche. Accese più che mai perché al centro della questione c’era una bambina, una neonata di quattro mesi che ha condiviso la cella del carcere Buoncammino con la propria madre. Protagoniste, una donna di 28 anni di Carbonia e la sua piccola.
La giovane, D.P, è finita ieri dietro le sbarre dopo essere stata arrestata per truffa e il presidente dell’associaizone “Socialismo Diritti Riforme”, Maria Grazia Caligaris, aveva già puntato il dito contro questo caso: “Si tratta di una circostanza inaccettabile specialmente dopo che la legge ha imposto a partire dall’1 gennaio 2014 gli Istituti a Custodia Attenuata per madri detenute e le case protette”.
La piccola, nelle ultime ore, era stata nel frattempo accudita dai medici e dagli agenti donna di polizia penitenziaria, “ma le condizioni igienico – sanitarie dell’Istituto – aveva aggiunto Caligaris – sono inconciliabili con la presenza di una creatura e confermano che lo Stato non rispetta neppure le norme che si è dato. L’esperienza detentiva è un trauma per la piccola oltre che per la madre. La neonata viene privata delle condizioni indispensabili per la crescita che non sono solo la presenza della mamma”.
Da qui, la richiesta inoltrata alla magistratura, alla quale era stato chiesto l’immediato provvedimento degli arresti domiciliari: “Magari utilizzando il braccialetto elettronico già impiegato positivamente all’inizio dell’anno con altre due donne arrestate con prole di pochi giorni di vita – aveva sottolineato Caligaris”. Una giovane donna, l’arrestata. Ventottenne e madre di tre figli di cui il più grande di dodici anni. E con la sua bambina ha trascorso una notte in carcere. Ventiquattro ore dopo è tornata in libertà con la neonata su disposizione della Corte d’appello di Cagliari, competente in materia di rogatorie internazionali.
“Il tempestivo provvidenziale intervento della magistratura cagliaritana – sottolinea l’esponente socialista – ha impedito che la piccola trascorresse un’altra notte dietro le sbarre. Speriamo tuttavia che nessun neonato debba più varcare le porte di un carcere”.
Monica Panzica