Malati terminali senza aiuti e disoccupati a 60 anni, doppio sos dal Cagliaritano: “Noi, dimenticati da tutti”

Sono unite da un gesto le storie di Sergio Portoghese e Paola Portas: entrambi hanno chiesto un supporto, invano, ai rispettivi Comuni. Lui, 54 anni, lotta contro il tempo: “Invalido grave con moglie malata di cancro e due figli a carico. Con 280 euro non si vive, ho scritto anche a Truzzu”. Lei, 60 anni, non lavora dal 2013. “Impiegata al Comune, poi lavoro perso. Vivo a Monserrato e cerco qualunque impiego: so fare le pulizie e seguire gli anziani”


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Non si conoscono, Sergio Portoghese e Paola Portas, ma le loro vicende sono come unite col mastice da un tentativo, fatto una o più volte: avere bussato alla porta dei rispettivi Comuni per chiedere aiuto. Lui ha 54 anni e vive a Cagliari, nel rione di Sant’Elia. Lei ha sei primavere in più e abita a Monserrato. Storie di disperazione, di mani mai tese, che fanno ancora più male a ridosso delle festività natalizie. Entrambi hanno contattato anche la nostra redazione, alla ricerca di un po’ di visibilità utile non ad aumentare i follower sui social ma, priorità ben diversa, a continuare a vivere. O, almeno, a sopravvivere. Portoghese ha scritto una email al sindaco Paolo Truzzu: “Ho una invalidità grave al cuore con una malattia terminale, mia moglie è malata di cancro e abbiamo due figli a carico. Sono disoccupato, non percepisco più dagli scorsi mesi il reddito e con una pensione di 280 euro di invalidità, senza accompagnamento e senza nessuna entrata, verso in una situazione di estremo precariato. Non posso comprare nemmeno del cibo, un pezzo di carne, nulla”, scrive il cinquantaquattrenne. “Ho la corrente da pagare e sono prossimo allo scacco, con i pagamenti indietro della casa e di tutto ciò che è una tassa. Non posso descriverle la sofferenza che sto passando, in più mi sono col pericolo costante di morte fisica, certificato dalle Asl. Chiedo di essere aiutato da lei e dalla amministrazione in quanto cittadino bisognoso. Non posso nemmeno spostarmi da casa perché un piccolo sforzo può essere fatale, nessuno mi può aiutare. Chiedo di mettersi una mano nella coscienza, sia lei sia l’assessore che, un giorno, mi ha risposto che non potevo essere aiutato. Ho chiesto aiuto alle assistenti sociali e non ho mai avuto nulla, per me è una ferita al cuore”. Portoghese si definisce “un cittadino a cui è stata tolta la dignità di ricevere un’assistenza dallo Stato, messo alla fame senza nulla. Ho mandato lettere a Giorgia Meloni, mi ha detto che siete voi a occuparvene, facendo così uno scaricabarile. Le chiedo una mano, so che un giorno mi aveva aiutato e questo glielo riconosco”.
Paola Portas, invece, non lavora ormai da dieci anni: “Solo qualche lavoretto saltuario, faccio le pulizie per qualche ora alla settimana e non mi basta. Ho 60 anni e un bisogno urgente di trovare un lavoro che possa permettermi di andare avanti per vivere, ho grosse difficoltà economiche. Oltre alle pulizie so badare agli anziani, posso fargli compagnia o occuparmi di lavoro, accompagnandoli a fare la spesa o in ospedale”, sostiene. Aveva un lavoro, Paola, tanto tempo fa: “Sino a dieci anni fa lavoravo al Comune come impiegata. Ho chiesto aiuti allo stesso Comune, ma non li ho avuti. Spero davvero di trovare qualcuno che possa darmi una mano, il mio numero è +39340340 2801265”.


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