È un urlo unico: “Basta, così non ce la facciamo più”. Diecimila sardi hanno manifestato a Cagliari contro la sanità disastrosa e che non riesce più a curare tutti nell’Isola. Sono arrivati dalla Gallura, dal Nuorese, dall’Oristanese, dalla Barbagia, dalla Trexenta, dal Sulcis: tutti uniti per chiedere un cambio totale di passo sui servizi negli ospedali, ridotti all’osso, sulla certezza di poter ottenere visite in tempi rapidi e cure gratuite. Nel lungo serpentone partito da piazzale Trento e arrivato in piazza del Carmine, con tante bandiere di Cgil, Cisl e Uil al vento, c’erano giovani, operatori sanitari ma soprattutto anziani, pensionati che non riescono ad avere cure adeguate: “Non possiamo arrivare a pagare per curarci, nel Nuorese siamo alla follia. Chi vive a Siniscola fa prima ad andare al Mater Olbia anziché al San Francesco, dove non c’è nemmeno la garanzia di avere tutti i macchinari per eseguire un semplice esame di controllo”, denunciano i rappresentanti sindacali territoriali della Cgil. “Siamo tutti in piazza, accanto ai lavoratori sanitari e ai cittadini”, aggiunge Guido Sarritzu della Fp Cgil, “siamo stanchi di una sanità che non funziona, chiediamo subito l’apertura di un tavolo alla presidenza della Regione per prendere delle decisioni, non servono le chiacchiere”.
Tanti cittadini esasperati, tra chi è trapiantato e deve viaggiare da Sassari a Cagliari per le visite di controllo, sempre in ritardo, al Brotzu, e chi a Iglesias spera di essere visitato quanto prima ad una spalla dopo aver subìto, in grave ritardo, un intervento alle gambe: “L’idea del medici in affitto è stata disastrosa e inutile, servono più risorse per la sanità e l’assunzione di altro personale medico. I tre sindacati hanno proposto un piano d’azione di otto punti. I principali sono “risposte immediate per le patologie dei fragili e degli anziani” e “il rafforzamento di strutture e organici con un piano di stabilizzazione del precariato”.