Luca di Quartucciu, ex lavoratore portuale disperato: “Mi mancano i miei figli, aiutatemi”

Luca Usai, 46 anni, da oltre tre mesi vive accampato in via Don Minzoni: “Sono stato sfrattato dopo aver perso il lavoro. Mia moglie e i miei tre figli vivono in una comunità, il sindaco mi ha sempre negato un aiuto perché ha detto che, sennò, dovrebbe intervenire per tutti i poveri”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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È accampato in strada da oltre tre mesi, Luca Usai. Quarantasei anni, sino all’anno scorso ha lavorato al porto di Cagliari: “L’ultimo stipendio l’ho visto a marzo 2017, ho cercato di andare avanti raschiando il fondo del barile ma non è bastato”. Affitto e spese sempre presenti, poi lo sfratto: “Molto celere, compiuto da un esercito di carabinieri e cacciatori di Sardegna”. E un aiuto al Comune, Luca Usai, lo ha chiesto: “Il sindaco ha risposto che se aiuta me deve poi aiutare tutti, ma molti cittadini gli hanno detto che l’unico che vive in strada sono io”, afferma il quarantaseienne. “Sono un clochard atipico, non chiedo elemosina e non faccio uso di droghe. Chi può e vuole mi offre una pizzetta o qualcosa da mangiare. La settimana scorsa, durante il maltempo, le assistenti sociali mi hanno pagato una stanza per due notti, meglio di nulla”. Le sue giornate passano nell’incertezza: ogni tanto raccoglie un po’ di fichi d’India e li vende, meglio, “offerta libera”, proprio a pochi metri dalla sua tenda rossa, piazzata sul marciapiede.
“Ho chiesto i miei diritti alle istituzioni, potrebbero inserirmi per farmi fare lavori socialmente utili ma non hanno le convenzioni per gli italiani”, sostiene Usai. “I miei tre figli vivono sparsi, mia moglie con uno dei tre abita in una comunità e la notte va a dormire a casa di suo padre”. E, da padre disperato, gli viene quasi una stretta al cuore quando il tema è quello dei figli che, praticamente, non vede da mesi: “Mi mancano, mi viene tristezza e anche rabbia, perché so di essere uno che ha sempre lavorato, ho fatto e so fare di tutto, e solo perché sono vecchio non riesco a trovare un’occupazione che mi salvi”.