L’integrazione a tavola, una speciale cena multietnica tra vicini di casa a Samassi

Il bell’esempio di integrazione arriva da Samassi. Vicini tra sapori lontani, ieri in via Cuba, la cucina sarda, marocchina e senegalese hanno accompagnato chiacchiere e risate dei numerosi commensali presenti: “Il nostro vicinato multietnico, una bellissima serata”


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Potrebbe sembrare una semplice cena tra vicini di casa, in realtà, il banchetto organizzato per strada, ha qualcosa di veramente speciale. Complice il gran caldo di questi giorni ma soprattutto il forte legame che si è stretto sin da subito tra i residenti, tavoli, sedie e tante pietanze hanno fatto da cornice a una serata pensata e organizzata per stare tutti insieme, per socializzare e conoscere più a fondo gli usi e i costumi delle varie nazioni dei partecipanti.

Questo perché Samassi, piccolo centro del Medio Campidano di circa 5 mila abitanti, in questi ultimi anni ha visto incrementare la popolazione grazie alle tante famiglie che, piano, da ogni parte del mondo, raggiungono il paese e decidono di rimanere. Grandi lavoratori impegnati soprattutto nei campi, attività principale produttiva della zona, non appena hanno la possibilità si fanno raggiungere dalle fidanzate e dalle mogli. Anno dopo anno, sono nati decine di bambini e per l’intera comunità ogni nuovo fiocco rosa o azzurro è sempre una gioia. Ciò che dovrebbe essere normalità, un qualcosa di assolutamente scontato, rappresenta invece, in questo particolare momento storico globale, soprattutto europeo, un esempio di perfetta integrazione tra le varie etnie, soprattutto indiane e africane, che merita di essere raccontato, approfondito e, perché no, preso come esempio.

Così ieri in via Cuba, la cucina sarda, marocchina e senegalese hanno accompagnato chiacchiere e risate dei numerosi commensali presenti. “Il nostro vicinato multietnico – spiega Mose Marongiu – ieri notte si è riunito per cenare e socializzare insieme. La serata è stata bellissima”.

“Samassi dai mille colori – commenta il sindaco Enrico Pusceddu – che belli, bravissimi”.