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C’è sempre una canzone, ti piaccia o no il cantante. Ho visto una trentina di concerti, nel 1992 a Castelsardo, i due Campovolo, l’Arena, San Siro, l’Olimpico, tutti le esibizioni in Sardegna. Dal Ligabue pensiero: “I ragazzi che mi seguono vivono attaccati ai testi e alla speranza che provo a infondere”, non è più un ragazzo ma spessissimo senti canticchiare i suoi brani da chiunque e a tutte le età. Non saprei la mia canzoni preferita: Certe notti, Una vita da mediano, Piccola stella senza Cielo, i duri hanno due cuori, non la trovo anche andando indietro al 1990 seppur Leggero è un pò più di altre la mia canzone.
Mio padre Mario in quel piccolo Bar Mario, quanti racconti quante risate quanti colpi di straccio sul banco del bar”. Lui una vita da agricoltore, minatore nel suo piccolo paese Seui, poi a Marcinelle (Belgio) con i risparmi aprì un Bar. Fra biliardi, biliardini, juke box, racconti dei clienti, lì ho imparato e ascoltato con sguardo da bimbo e quante volte “Mario sbatte lo straccio e tira fuori i conti del bar”. Non potrò esserci a Reggio Emilia – al terzo Campovolo. Suonerai il tuo primo album, in cui è incisa Bar Mario, è quella la canzone che conferma che esiste una canzone. A me ricorda il sorriso che ha strappato ed il ricordo che mi è rimasto impresso nella mia memoria. Non viaggiava spesso in auto è salito l’ultima volta nella mia, per avviarsi all’ospedale, lui che non aveva mai fatto una visita medica.
Andando all’ospedale, accendendo l’auto la radio suonò Bar Mario, questa è la mia canzone. Perché si mise a ridere, quante volte l’aveva fatto: “Mario manda tutti a nanna e poi chiude il bar”, è l’ultima cosa che ricordo di Mario mio padre e di mia madre Mercedes che lo accompagnava. Al terminal di Parma, tanti cagliaritani fra loro: Federica Lai, la sorella Alessandra, Roberta Mei, Alice Ruggeri e Diego Cadeddu che dice: “Sono entrato alla Festa alle 11 alla fine seppur stremato mi rimarrà sempre impresso, l’inizio col botto di Balliamo sul Mondo nella versione originale”
Gianluca Floris, che di musica se ne intende, scrive: “C’è chi supera i venticinque anni di carriera artistica e chi no. Nessun bluff resisterebbe così a lungo. Il tempo è un giusto setaccio”, ha ragione ed aggiungo che se ad un concerto partecipano 160.000 persone paganti di ogni età – a prescindere dai gusti musicali o dalle preferenze e ancor di più dai distinguo, Floris ha ragione dieci volte. Ligabue, ha suonato con le band per circa quattro ore, messo nella scaletta 40 brani, ha cantato semplici strofe e, tra tante milioni di canzoni, come arpeggia il Luciano da Correggio: “C’è sempre una canzone” per ognuno e ciò è assolutamente vero. Al Campovolo non ci sono stato, vorrei esserci stato. Forse, vorrei ma non potevo urlare contro il cielo. Gianfranco Carboni