L’Europa vieta la pesca a strascico, pescatori cagliaritani in rivolta: “Saremo condannati a subire importazioni di pesce”

Mobilitazione anche nel capoluogo sardo contro il piano dell’Unione Europea che vuole eliminare la pesca a strascico: “Non stanno considerano l’impatto sociale ed economico su imprese, territori e famiglie”.


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Pesca a strascico, la Sardegna si mobilita contro il piano d’azione dell’Unione Europea. Oggi è andata in scena la protesta al porticciolo del mercato ittico, promossa da Fai Cisl Flai Cgil e UILA pesca insieme a Federpesca, Coldiretti e Alleanza delle Cooperative. Anche dalla Sardegna arriva un forte no alle politiche sulla pesca dell’Unione Europea che mettono a rischio il settore e il futuro di migliaia di lavoratori. “L’obbiettivo della Commissione di eliminare gradualmente la pesca a strascico è chiaramente sproporzionato, ingiustificato e basato pareri scientifici non oggettivi, oltre ad essere una politica assolutamente miope per garantire l’approvvigionamento alimentare dei Paesi Ue”, spiegano da Federpesca, Coldiretti, Alleanza delle Cooperative, Fai Cisl Flai Cgil e UILA pesca. “Con questa grande mobilitazione le associazioni di imprese, le cooperative e le organizzazioni sindacali del settore della pesca intendono far sentire il supporto del settore al Governo italiano in vista del Consiglio Agrifish a Bruxelles dei prossimi 26 e 27 giugno per ribadire ancora una volta la contrarietà dell’Italia a questa proposta che vuole condannare la nostra nazione  alla totale dipendenza dalle importazioni di prodotti ittico, senza considerare l’impatto socio economico devastante sul settore”. 
“Sarà una giornata in cui il settore vuole dimostrare l’assoluta contrarietà alle politiche della Commissione europea e il supporto al Governo italiano impegnato nella difesa del settore”, evidenziano le sigle del comparto. In Italia la pesca a strascico rappresenta il 20% della flotta totale peschereccia, con 2088 unità e circa 7000 lavoratori, il 30% degli sbarchi ed il 50% dei ricavi. Il settore in Europa contribuisce per il 25% agli sbarchi totali di prodotti ittici, e al 38% dei ricavi, con 7.000 imbarcazioni. Il piano d’azione della Ue prevede però una forte limitazione di questo tipo di pesca entro il 2030 e propone la creazione di ulteriori aree marine protette senza considerare l’impatto sociale ed economico su imprese, lavoratori, territori e basandosi su dati scientifici non aggiornati e accurati. Da qui la mobilitazione generale del comparto per dire no a un prodotto importato da Paesi in cui la pesca non rispetta la legislazione italiana in materia di ambiente, sicurezza e lavoro. Gaia Garau, segretario regionale della Uila Sardegna, è netta: “La mobilitazione è stata un successo, il ministro Patuanelli ha deciso di convocare tutte le organizzazioni. Si tratta di un’azione importante, a difesa della pesca italiana, che ha visto interessati in primis i pescatori in un’azione congiunta con i sindacati, nell’interesse dei pescatori stessi”.


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