“L’esercito nelle scuole per tamponi di massa e riaperture il 10 gennaio”: la strategia contro la Dad in Sardegna

La proposta dei presidenti dei consigli d’istituto per scongiurare la chiusura negli istituti di ogni ordine e grado nel sud dell’isola, come indicato da Ats: “Non può essere sempre la scuola a pagare”. Mercoledì in consiglio dei ministri le decisioni del governo su quarantene e nuove regole in caso di contagi, ma la maggioranza è spaccata sui provvedimenti da mettere in campo soprattutto per gli alunni no vax


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I presidenti dei consigli d’istituto sardi invocano l’esercito nelle scuole per sottoporre a tampone anti covid tutti gli studenti della Sardegna di ogni ordine e grado prima del rientro post natalizio e slittamento della data del ritorno fra i banchi al 10 gennaio per consentire il tracciamento e dunque la ripresa delle lezioni in sicurezza. Il coordinamento dei presidenti di consiglio di Circolo e d’Istituto della Sardegna dice la sua a pochi giorni dalla ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia, in Sardegna prevista per il 7 gennaio, e scende in campo per indicare la strada e scongiurare quanto auspicato dall’Ats, ovvero tenere chiuse le scuole di ogni ordine e grado fino al 30 gennaio nel sud dell’isola, proposta considerata  “ingiusta, inutile e dannosa”. Secondo i dirigenti, che si dicono “preoccupati ma non indifferenti, ai vari tentativi proposti dai competenti organi sanitari e politici, per arginare la pandemia in atto” e si augurano che si tratti “di proposte dettate da uno stato temporaneo di stress emotivo e da una mancata visione di politiche a lungo termine”, è indispensabile iniziare i test “dai territori maggiormente esposti per proseguire il tracciamento su tutto il territorio regionale, utilizzando questi giorni per testare tutta la popolazione scolastica, con il supporto del Corpo di Sanità Militare”. Nessuno spazio, dunque, all’ipotesi Dad, dannosa per bambini e ragazzi e dall’impatto a volte insostenibile sulle famiglie. “Chiudendo le porte delle scuole, si aprirebbero immediatamente le finestre di altri luoghi in cui questa popolazione può, e in certi casi deve, essere accolta, o troverà i propri spazi per ritrovare la socialità negata”. Inoltre gli alunni delle scuole dell’infanzia e delle primarie “non hanno quel grado di autonomia per poter stare soli a casa a seguire le lezioni a distanza, la presenza di un adulto è fondamentale sotto tutti gli aspetti, non ultimo quello di rilevanza giuridica, in quanto i minori di anni 14 non possono stare a casa da soli. Lo smart working non è sempre praticabile; l’assistenza dei nonni (se presenti) è da scongiurare; l’utilizzo di ludoteche o strutture similari, andrebbe a collidere con il principio del provvedimento proposto”.

A pochi giorni dalle riaperture e con i contagi che galoppano per la violenta avanzata di Omicron, il destino delle scuole è tutto da decidere. Mercoledì, con la maggioranza spaccata sui provvedimenti per gli alunni no vax, il consiglio dei ministri fisserà le nuove regole sulle quarantene in caso di contagi in classe.


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