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Legambiente conetsta apertamente il nuovo oiano paesaggistico proposto dalla Regione. E lo fa con un comunicato che analizza ai raggi X il nuovo progetto di sviluppo delle coste sarde: “Un primo esame della documentazione, complessa e ponderosa- scrive Legambiente- conferma il quadro preoccupante sulle prospettive del Piano paesaggistico sardo che avevamo espresso all’atto dell’annuncio.
Infatti siamo in presenza non di una revisione ed aggiornamento ma sostanzialmente di un nuovo PPR, soprattutto nella parte normativa, che stravolge il PPR del 2006.
Di fronte a questo quadro è abbastanza comprensibile e pensiamo doveroso che i rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali non abbiano controfirmato i documenti del PPR in quanto vanno molto oltre le necessarie correzioni cartografiche ed interpretative ed esprimono una linea diversa della tutela, contenente meno salvaguardie territoriali. Praticamente si travalicano le indicazioni contenute nel codice del paesaggio per le operazioni di mero aggiornamento e dal momento che il PPR era stato condiviso con il MIBAC dal 2007 tutte le operazioni di aggiornamento devono essere svolte in co-pianificazione. In sostanza siamo in presenza di un nuovo PPR che può creare solo illusioni e confusione dal momento che appare rivolto a creare aspettative edificatorie e sospendere di fatto le procedure di approvazione dei Piani Urbanistici Comunali.
Le normative di attuazione consentono di ridurre i livelli di tutela del PPR principalmente assegnando un ruolo fondamentale alle norme transitorie che assegnano ai comuni, a secondo dello stato della loro pianificazione comunale, la possibilità di “realizzare gli interventi anche nelle zone territoriali omogenee C,D,G ed F, previsti dagli strumenti attuativi approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati”. Ed ancora “può, inoltre, essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi legittimamente adottati prima dell’approvazione del PPR di cui alla deliberazione della Giunta Regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006”……………
“realizzare nella fascia costiera l’attuazione delle zone urbanistiche omogenee turistiche come previste negli strumenti urbanistici generali vigenti alla data di approvazione del piano paesaggistico regionale di cui alla Deliberazione della Giunta Regionale n.36/7 del 5 settembre 2006”.
In sostanza invece di proporre ai comuni di completare il loro iter pianificatorio si consente in via transitoria, prima della redazione del PUC, anche di realizzare lottizzazioni bloccate da oltre 10 anni fa e la possibilità di realizzare in tutte le aree, compresa la fascia costiera, ampliamenti del 15%. Una prima conseguenza sarà la sospensione della attività pianificatoria dei comuni. In pratica verrebbe consentita la potenziale emersione di potenzialità edificatorie che nel 2003 era stato valutata in circa 15 milioni di mc.
La Legambiente aveva valutato positivamente il Piano paesaggistico del 2006 che stabilisce la “salvaguardia dell’intatto” sulla fascia costiera, per affermare con chiarezza che la Sardegna possiede un sistema paesaggistico di incomparabile bellezza, che può costituire una attrattiva, se lo si conserva integro, mantenendo il quadro di continuità di fiumi, stagni, scogliere, promontori, dune, spiaggia,vegetazione, colline e aree boscate.
Con l’attuale proposta di ritorno al passato e la conseguente riduzione delle tutele si verrebbe a compromettere ulteriormente l’eccezionale patrimonio paesaggistico che è rimasto ai Sardi dopo il disfacimento dell’industria sia mineraria che petrolchimica che hanno lasciato macerie inquinanti, la compromissione di territori di pregio e la disoccupazione dilagante. Intaccare il capitale paesaggistico ed ambientale prospetta a nostro parere ulteriore impoverimento dei Sardi. Il bene paesaggistico, assieme alla conoscenza, costituisce oggi la preziosa materia prima di un diverso e possibile sviluppo. Più del petrolio, su cui questa regione ha creduto e puntato, più del mattone, in cui qualcuno crede ancora nonostante siamo in presenza di migliaia di costruzioni invendute. Gli studi ormai dimostrano che ad incrementare il turismo sono i paesi che più hanno preservato il capitale non delocalizzabile costituito dai Beni paesaggistici, ambientali e culturali.
In conclusione siamo fiduciosi che i sardi sapranno scegliere di difendere il proprio territorio quale base per promuovere nuove politiche del lavoro basato sulla salvaguardia ambientale e sulla riqualificazione dell’esistente”.