La notizia della morte di suo figlio l’ha saputa “dai social”. Maria Grazia Carta, prof precaria nuorese di 57 anni, dal ventisette maggio scorso ha un solo obbiettivo: “Garantire che venga fatta giustizia”. Il suo figlio, Davide Marasco, 31 anni, ha perso la vita dopo essere stato travolto dall’automobile guidata, contromano e ad alta velocità, da un albanese ubriaco. Stava andando al lavoro, “in un panificio”, il giovane sardo, quando la sua vita è stata spezzata, in una tragica notte romana di sangue. Marasco, infatti, è nato nell’Isola ma è cresciuto a Roma: lo schianto mortale è avvenuto sulla Casilina. Solo dopo qualche ora il corpo è stato trovato e raccolto dall’asfalto: l’investitore è stato poi rintracciato e arrestato dalle Forze dell’ordine. E ora Maria Grazia Carta chiede “giustizia, semplicemente giustizia”. E lo fa con una lunga lettera che ha inviato anche ad alcuni politici italiani. Ecco, di seguito, alcuni stralci.
“Sono Maria Grazia Carta, la madre di Davide Marasco, deceduto il 27 maggio 2019, mentre si recava a svolgere onestamente il suo lavoro di panettiere, guidando uno scooter. L’investitore di mio figlio è un cittadino albanese, che guidava ubriaco e percorreva a tutta velocità e contromano la va Casilina”. L’uomo “già annoverava precedenti penali e non ha prestato soccorso a mio figlio. Davide è morto sul colpo, non ha avuto la possibilità di portare a termine i suoi progetti di vita e di amore, come un ragazzo della sua età dovrebbe, ed in particolare non ha avuto la possibilità di riabbracciare il figlio. Nel dolore più grande per una madre, la morte di un figlio, si è aggiunto il dolore di dover apprendere della sua morte dai social. Circostanza assai inverosimile, per una onesta cittadina, apprendere una così dolorosa notizia mentre presta servizio, con amore, dedizione, rispetto e attenzione per le diversità e necessità di tutti i bambini, come insegnante precaria in una scuola della periferia romana. Conosco bene i bambini, le loro famiglie, gli insegnanti i dirigenti e la scuola e debbo dire che tutti sono lasciati soli quotidianamente a farsi carico di situazioni di incuria degrado e continui tagli. Devo dire che mai mi sarei immaginata di trovarmi a toccare con mano la più inumana delle assenze istituzionali. Nessuno si è fatto carico di avvisarmi della morte di un ragazzo di 31 anni, giustificandosi dietro una prassi burocratica a me incomprensibile. Nessuno ha pensato che quella creatura che giaceva sull’asfalto priva di vita avesse una mamma, una famiglia che lo amava e lo ama ancora. Nessuna umanità gli è stata riconosciuta. Ancora oggi, nonostante le mie più disparate interviste alle radio, articoli di giornale nazionali e locali, abbiano dato voce alla mia rabbia e indignazione, le istituzioni preposte non si sono presentate ad offrire a me e a mio figlio l’attenzione, il rispetto e il sostegno che questa tragedia umana consumatasi in territorio romano merita. La mia è una storia difficile da raccontare, non solo perchè dolorosa, per le modalità nelle quali si è svolta, ma perchè scomoda per chi leggerà queste righe. Scomoda si, perchè storie come questa spesso vengono archiviate come una delle tante, senza tenere conto che l’assassino di Davide è un pregiudicato, che impunemente era libero di circolare, mentre andava fermato prima, e andava messo in condizioni di non nuocere al prossimo. Le persone oneste ed i bambini stessi, che incontro, chiedono attenzione e considerazione. Una buona madre questo lo sa! Povera o ricca di qualunque etnia o religione, una madre presta attenzione e premure, protegge soprattutto e accetta ogni sfida per amore dei propri figli. Io ho 6 figli, in classe ne ho molti di più, presto attenzione a tutti senza differenze. Devo dire, dal mio punto di vista, che Mamma Roma questo non l’ha fatto per mio figlio Davide. Davide non sarà dimenticato e le istituzioni e gli uomini di legge dovranno farsi carico di una tragedia, che doveva essere evitata, perchè i potenziali omicidi non vanno lasciati liberi di circolare e le strade hanno bisogno di controlli accurati e presenze istituzionali”. L’investitore “di Davide va condannato duramente, ma vanno condannati anche tutti coloro che resteranno indifferenti a tale tragedia. Per tutto questo non smetterò mai di lottare perchè mio figlio abbia giustizia” e l’investitore “sia punito in maniera esemplare e la sua condanna serva da monito a chi con superficialità e sfrontatezza si mette alla guida violando le norme del codice della strada, a chi crede di farla franca davanti a crimini efferati, a chi usa la vita degli altri come se fosse un oggetto. Io lotto e continuerò a lottare per i cittadini dimenticati, i lavoratori sfruttati, per chi attende delle risposte istituzionali, perchè i miei figli e i bambini che incontro nel mio lavoro – che con i loro occhi chiedono attenzione e giustizia -abbiano un futuro migliore. Lotto per i diritti di tutti, perchè altre madri non piangano altri figli”.