Chernobyl, una pagina oscura che si trasforma in uno spiraglio di luce: presentato nei cinema di Roma e Cagliari il nuovo documentario di Karim Galici.
Premiere nazionali alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma e al Cinema Greenwich d’Essai di Cagliari per “Le cicogne di Chernobyl” docufilm dedicato alla straordinaria accoglienza delle famiglie italiane nei confronti dei bambini vittime del disastro nucleare: bellissime storie di rinascita e solidarietà in una Sardegna dal cuore immenso
Secondo il regista Enrico Pau dichiarato “Karim Galici con questo suo documentario ha raccontato una pagina importante della storia recente della nostra isola. È un lavoro che rievoca un passato drammatico che parte dalla tragedia di Chernobyl, una pagina oscura che si trasforma in uno spiraglio di luce, nell’incontro fra popoli, fra esseri umani che il destino ha unito per sempre. Sono storie d’amore raccontate senza nessuna retorica, e appaiono come una speranza in questo presente dove torna prepotente l’egoismo degli esseri umani e di tutti i nazionalismi. Il messaggio di Karim Galici, con le sue Cicogne di Chernobyl, sembra essere quello che solo aprire le nostre porte agli altri potrà salvarci e forse redimerci. È importante che questo lavoro possa circolare nelle sale, nelle scuole, nei media.”; a cui si è aggiunto il commento del direttore della Cineteca Sarda Antonello Zanda che ha definito il docufilm “magnifico” sottolineando il grande lavoro realizzato con i materiali d’archivio.
“Le cicogne di Chernobyl” si distingue perciò come un documentario di grande importanza sociale.
Dopo la tragedia di Chernobyl la popolazione italiana è stata molto attiva e solidale, creando la più grande rete di accoglienza al mondo dei bambini delle zone colpite dall’incidente e creando un legame molto forte finalizzato a tutelare la salute di molti bambini e famiglie
Il regista Karim Galici porta quindi alla luce, nella sua opera, una riflessione poetica su cosa è stato Chernobyl, non dal punto di vista della distruzione e delle radiazioni, ma raccontando tutte le belle storie che sono nate dopo, grazie all’accoglienza e alla solidarietà delle famiglie italiane.
Attraverso immagini straordinarie e testimonianze commoventi, il regista offre al pubblico un’esperienza cinematografica unica, condividendo spaccati quotidiani di amore e generosità che ispirano e toccano il cuore.
Dal punto di vista narrativo il documentario ripercorre le vicende legate al disastro nucleare, seguendo poeticamente le tracce dei piccoli protagonisti, bambini reduci, a volte, da una storia dolorosa riscattata dall’amore, dall’accoglienza e dalla solidarietà di tante famiglie italiane che hanno aperto il cuore e la propria casa a migliaia di bambini provenienti dai territori contaminati. Tra passato, presente e futuro “Le cicogne di Chernobyl” è un insieme di racconti dove le esperienze vissute dai protagonisti scorrono in un flusso di rimandi e flash back per ricongiungersi continuamente con il disastro nucleare da cui tutto è partito. Storie, non solo di distruzione, ma anche di ponti che si sono costruiti tra persone e popoli. In particolare, il racconto si sofferma sulle nuove vite degli “ex bambini di Chernobyl” dopo l’esperienza nel nostro paese, mettendo in luce la generosità delle famiglie, ma anche la forza dei ragazzi che hanno trovato con coraggio la determinazione di “rinascere”.
Racconta Karim Galici:<<“Le Cicogne di Chernobyl” è il mio primo lungometraggio e allo stesso tempo l’ultimo capitolo della trilogia che insieme all’associazione Cittadini del Mondo abbiamo voluto dedicare alle comunità provenienti dall’Est Europa”.>>. Un’indagine storica e sociale scritta per il grande schermo con intenso trasporto, lucidità intellettuale e straordinaria sensibilità che scavalca qualsiasi retorica o facile buonismo. <<Da anni pensavamo di raccontare con un docufilm il Progetto Chernobyl – prosegue il regista – e fin dall’inizio mi sembrava una bell’idea di resilienza: una parola spesso abusata, ma in questo caso calzante, anche da un punto di vista psicologico, con la capacità di reagire che hanno avuto i bambini delle zone radioattive, superando traumi e difficoltà e trovando l’equilibrio in una nuova vita. Quando ho deciso di girare questo documentario non potevo sapere tutto questo, ma lo immaginavo. La realtà dei loro racconti è andata però oltre ogni immaginazione. Mi ha ricordato quanto può essere diversa l’infanzia a seconda di dove nasci e che non sempre corrisponde al momento più bello della vita.>>
Tra mille difficoltà, lo staff artistico/operativo diretto da Karim Galici è anche riuscito a partire per la Bielorussia avvicinandosi fino a 30 chilometri dalla Centrale nucleare. <<È stata un’esperienza incredibile – sottolinea il regista – in cui abbiamo respirato un’aria che a distanza di quasi quarant’anni è ancora pesante e abbiamo potuto intervistare chi è sopravvissuto al disastro. Siamo entrati nelle zone che furono evacuate con chi ha la fortuna di poter adesso raccontare quei momenti, ma ha pagato il prezzo altissimo di perdere la propria casa, la propria cittadina e in alcuni casi la propria famiglia. Storie di distruzione che stato bello raccontare con il punto di vista della ri-costruzione ad iniziare dalle singole persone sino ai popoli coinvolti e i loro territori.>>
Le riprese del documentario seguono un taglio registico che miscela sapientemente il linguaggio del reportage a quello poetico dell’occhio di Karim Galici. Immagini forti, filmati di repertorio, spaccati di quotidianità familiare, testimonianze e ricordi sono armonizzati da un’eccellente colonna sonora. Tutte le musiche del documentario sono, infatti, composizioni inedite o pezzi già esistenti eseguiti ed interpretati appositamente per l’opera cinematografica, tra i quali la celebre Liturgia di San Giovanni Crisostomo di Tchaikovsky eseguita dal Coro Cattedrale Ortodossa di Minsk, e una originale interpretazione di Nanneddu Meu impreziosita da ritmi slavi eseguita dal gruppo Music Kvatro Plus. Notevole anche l’apporto artistico di Medūlla, pseudonimo di Michele Salis Figus, cantautore sardo che da anni lavora per regalare all’ascoltatore non solo musica, ma l’occasione di vivere una vera e propria esperienza interiore.
“Le cicogne di Chernobyl” è il primo lungometraggio scritto e diretto da Karim Galici e rappresenta l’ultimo capitolo della trilogia che insieme all’Associazione Cittadini del Mondo il regista ha voluto dedicare all’incontro fra culture, nazionalità diverse con un particolare focus sull’Europa Orientale.
C’è sempre una possibilità di rinascere, c’è sempre una possibilità per ripartire e rialzarsi, questo l’insegnamento che ci consegna l’incidente nucleare e l’incredibile movimento di solidarietà nato dal basso grazie alla mobilitazione di migliaia di volontari e famiglie, oggi più che mai questo insegnamento è uno stimolo per tutti noi, oggi, quando tutto sembra perduto in un mondo sconvolto dalle guerre e persino le accoglienze solidali sono vittime di questa situazione.
Questo film è dedicato quindi alle centinaia di migliaia di persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa a seguito del disastro di Chernobyl, ai Liquidatori che, con sacrificio e abnegazione, hanno affrontato l’ignoto per mitigare le conseguenze dell’incidente e alle centinaia di migliaia di famiglie in Italia e anche nel resto del mondo, che hanno accolto nelle loro case i bambini di Chernobyl dando significato concreto alla parola solidarietà.
“Le cicogne di Chernobyl” è stato realizzato nell’ambito di un più ampio progetto promosso dall’Associazione Cittadini del Mondo che gode del sostegno della Fondazione di Sardegna in sinergia con la Regione Autonoma della Sardegna e una vasta e capillare rete di partner a livello regionale, nazionale ed internazionale che garantiranno al film un’ampia distribuzione.
Karim Galici, Cagliari 1977, è un regista, sceneggiatore, attore e manager culturale. Laureato in Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo (D.A.M.S) all’Università degli studi di Roma Tre e Master in Management per lo Spettacolo alla Bocconi in collaborazione con Accademia Teatro alla Scala e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Si diploma allo Studio Internazionale dell’Attore “Permis De Conduire” e inizia la sua carriera nel ’99 debuttando al Teatro Agorà di Roma. Collabora con diverse compagnie di spessore internazionale, tra cui The Living Theatre (New York) e il Teatro de Los Sentidos (Barcellona). Nel 2002 fonda la compagnia Impatto Teatro a Roma con la quale sviluppa una poetica che approfondisce il teatro sensoriale in chiave site specific nella valorizzazione dei luoghi e con cui attualmente sta curando il progetto Storie di Naturale Follia sugli ex manicomi. Mentre, tra i tanti eventi realizzati, anche con altre compagnie, organizza in Emilia-Romagna “Bassa Continua – Toni sul Po” (gran finale del “Progetto Ligabue”) che vince il Premio Ubu 2015 come Miglior Progetto Artistico/Organizzativo.
Parallelamente all’intensa attività teatrale, lavora nel cinema dove ha esordito nel ’99 come attore protagonista nel cortometraggio di Fabio Del Greco “L’influsso degli astri”. Con Del Greco nasce un sodalizio artistico che lo porta poi a partecipare al mediometraggio “La Luna in Ariete” e 3 film (“Mistero di un impiegato”, “La donna dello smartphone” e “Slow life”). Complessivamente ha partecipato a 6 film e 4 cortometraggi. Come regista la sua opera prima è “Grado Zero” (2000) che è stato finalista dei più importanti festival di cortometraggi italiani, mentre il nuovo documentario “Le cicogne di Chernobyl” è il suo primo lungometraggio. Precedentemente ha firmato i documentari “Dall’Est con Amore. Quattro storie di vita e integrazione” (2020) e “La Vita sopra ogni cosa. Storia di un Padre ortodosso in Sardegna” (2021), prodotti da Cittadini del Mondo ODV.