L’esperienza della visita all’Asinara non dovrebbe mancare nella vita di nessuno. E solo vivendola davvero si può capire, perchè qualsiasi foto non rende giustizia a questo meraviglioso, paradisiaco parco naturale. La fioritura dell’euforbia, soprattutto a maggio, ricopre l’isola di un’incredibile varietà cromatica: dal giallo al verde chiaro, fino al rosa e al rosso e al fucsia, con un’estensione infinita di altre variopinte piante, la cui andatura bassa, dovuta principalmente allo spirare dei venti, costituisce un fantasmagorico tappeto multicolore, che tramette all’occhio un’armonia indescrivibile, sconosciuta in qualsiasi altro sito sardo.
Per arrivare all’Asinara bisogna sottoporsi ad una serie di trafile: principalmente due agenzie ne curano l’ingresso e la visita, che si snoda attraverso trenini, fuoristrada e pullmini e anche barche a vela. Certo, si preferirebbe percorrerla liberamente, non essere costretti a tappe stabilite, perchè è un’isola immensa (51 km quadrati) ), con aree marine protette e una fauna assolutamente tipica: falco pellegrino, gabbiano corso, cinghiali, e soprattutto gli splendidi asinelli albini. La guida è certamente utile per illustrare le diverse attrattive: Fornelli, la storia del tubercolario, i luoghi di detenzione di esponenti delle Brigate rosse e dell’anonima sequestri, Santa Maria, diramazione del carcere più recente, poi Tumbarino, Campu Perdu, Trabuccato fino a Cala d’Oliva. E’ giusto che in questo modo l’isola sia protetta, rispettato il suo territorio. Come sempre, però, queste compagnie diventano monopolistiche e la fruizione del territorio è relativa per chi davvero volesse approfondire. L’organizzazione, poi, lascia il tempo che trova, perchè in questi trenini si viaggia stipati, in situazioni a tratti assai pericolose e scomode.
Mal d’Asinara? Certamente si può contrarre dopo una giornata trascorsa sull’isola: un luogo appartato, selvaggio, anche venato di malinconia, per le sofferenze che vi hanno abitato, di cui pare di sentire ancora l’odore e i lamenti. E pare irreale scoprire che senza la mano dell’uomo possa essere coltivato dalla natura un giardino così perfetto, in cui le piante, i colori e gli odori paiono sistemati ad arte, collocati da un giardiniere esperto, con questo andamento collinare, che non è privo di zone scoscese. E il mare, un mare che pare immenso, da una prospettiva rara da trovare sull’isola sarda, si insinua creando calette, istmi e lasciandosi colorare dalle posidonie o dalle sabbie ancora finissime.
C’è da chiedersi quale futuro possa o debba avere un simile paradiso terrestre: luogo di studi naturalistici? Oasi di contemplazione? Centro di ricerca marina?
E quegli edifici, tra cui alcuni assai diroccati, non contrastano con la bellezza del luogo e in qualche modo ne disturbano la pace? Come sempre, ci sarà qualcuno che deciderà, chissà se per il meglio di un luogo unico, forse tra i più belli della terra.