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Lacrime, tante. Dolore e abbracci nel giorno dell’addio, di fronte alla bara di Giada, e ancora incredulità per una tragedia che nessuno credeva possibile. Inimmaginabile, prima di quella maledetta notte, quando in un momento di disperazione la 22enne romana che da un paio d’anni si era trasferita a Bosa per stare vicino al suo amore Nicola Tanda, ha deciso di farla finita, gettandosi dal terrazzo al terzo piano della casa dove vive Nicola. Lui, dicono i suoi legali, piange ininterrottamente da quel momento. Da quando ha capito l’enormità di quello che era successo e da quando dopo 12 ore dai soccorsi il cuore di Giada si è fermato per sempre.
I funerali si sono svolti oggi a Bosa perché, ha detto il papà Massimiliano Calanchini, era la città che lei amava. L’uomo ha immediatamente preso le parti di Nicola, indagato per istigazione al suicidio, atto dovuto per poter procedere con le indagini. Ha detto di essere sicuro che Nicola non c’entrasse niente, e che anzi stava soffrendo quanto loro. L’autopsia prima e oggi i rilievi tecnici irripetibili dei carabinieri di Nuoro a casa di Nicola hanno confermato che si è trattato di un gesto volontario. Anzi, il 25enne ha provato a salvarla, afferrandola per la cintura che si è poi spezzata quando lei si è data la spinta per lanciarsi nel vuoto e schiantarsi sull’asfalto. L’ha trovata un passante, era l’1.30 di una notte di folla e festa per il Bosa Beer Fest, ha dato l’allarme, sono arrivati i soccorsi e Giada è stata trasportata al San Francesco di Nuoro e operata d’urgenza. Ma le sue condizioni erano troppo gravi, e alle 14 di lunedì è morta.
Secondo quello che è emerso, Giada e Nicola si erano lasciati. Ma lei non riusciva ad accettarlo e stava provando in ogni modo a convincere Nicola a riprovarci. Fino a quella notte, quando ha minacciato di lanciarsi nel vuoto se Nicola non fosse tornato con lei. L’ha fatto, lasciando nella disperazione chi, pur standole vicino, non ha capito quanto lei stessa fosse fragile e disperata.