La vittoria di Riccardo di Fluminimaggiore: “Nato donna, ora anche per lo Stato sono un uomo”

Una battaglia lunghissima e un unico obbiettivo: “Diventare uomo”. E così è stato: “A 25 anni, dopo percorsi psicologici, terapie ormonali e pianti, è arrivata la sentenza: sono Riccardo Pusceddu. A settembre mi farò la mastectomia, barba e muscoli sono già realtà. Spero di diventare medico radiologo, di trovare una donna e, un giorno, di avere un figlio”


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La battaglia è stata lunga e difficile, irta di ostacoli. I primi, quelli mentali, barriere senza senso alzate da chi ha l’abitudine di “andare a guardare in casa d’altri”. Ma in quella casa che si chiama corpo la decisione finale, come giusto che fosse, è spettata a lui: Riccardo Pusceddu. Venticinque anni, di Fluminimaggiore, quando è nato i genitori gli hanno dato un nome femminile. Perchè Riccardo è nato donna ed è diventato uomo. Le prime avvisaglie in gioventù, un corpo nel quale non si riconosceva più. Oggi la vittoria: “Anche per lo Stato sono un uomo, è arrivata la sentenza. Tra un mese avrò carta d’identità, tessera sanitaria e patente”. Su ogni documento sarà stampigliato il nome Riccardo e il cognome Pusceddu. Il giovane, due anni fa, aveva raccontato la sua storia a Casteddu Online, lanciando un appello: aveva bisogno di 6mila euro per fare la mastectomia: “La generosità c’è stata, mi hanno mandato duemila euro, gli altri li ho racimolati nel tempo. Il 27 settembre, a tre giorni dal mio compleanno, sarò operato alla clinica Bufalini, a Firenze. Sarà il più bel regalo della mia vita. Anche su Instagram, su @hito2.0, ho messo delle foto che hanno mostrato il mio percorso di cambiamento”. Il dono pasquale, invece, l’ha ricevuto oggi: dopo tante peripezie, lo Stato ha riconosciuto il suo essere un uomo e non più una donna. “Una lotta faticosa, piena di pianti, ma ce l’ho fatta. Ho svolto percorsi psicologici e psichiatrici, la disforia di genere va prima di tutto diagnosticata. Poi ho iniziato la terapia ormonale. Fisicamente sono già cambiato, barba e muscoli sono realtà e, ogni giorno che passa, mi riconosco sempre di più”. Il supporto del padre, della madre e delle sue tre sorelle c’è sempre stato: “Al mio fianco in ogni momento, hanno compreso la mia volontà”. Chi non l’ha accettata, invece, sono stati gli estranei. Non tutti: “C’è chi mi ha voltato le spalle e chi ha avuto da ridire sul mio percorso, molti hanno citato la religione per dire che stavo commettendo un peccato”. Pareri, non richiesti, che non hanno fermato Riccardo.
Oggi, il 25enne sta ancora studiando: “Spero di poterlo fare ancora per qualche anno, poi arriverà il momento del lavoro. Voglio operare nel settore sanitario, fare il tecnico radiologo”. E poi c’è il sogno-obbiettivo di una famiglia: “Spero di trovare la donna della mia vita”. E, con lei, di poter crescere e coccolare una nuova vita: “In questa società è difficile dire certe cose, molto meglio starsi zitti”, osserva, un po’ sconsolato, Riccardo Pusceddu: “La verità? Sì, un giorno spero di avere un figlio”.