La variante delta spaventa l’isola: al 78% del nord Sardegna. Appello del microbiologo Rubino: usiamo la mascherina, giovani i più a rischio

Il direttore del laboratorio analisi dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari lancia l’allarme in vista dell’invasione dei turisti: facciamo più tamponi anti covid, la situazione è molto delicata


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La variante delta in Sardegna rischia di scombinare i piani di turisti, vacanzieri e comuni mortali desiderosi di ritrovare la perduta normalità. La percentuale di incidenza nella zona nord dell’isola fa paura: il 78% dei tamponi sequenziati nel laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Aou di Sassari registra la delta, mentre perde sempre più quota la variante inglese. Su 23 tamponi positivi analizzati, infatti, 18 hanno presentato la variante indiana, 4 quella Alfa (inglese) e 1 la variante 20B. La buona notizia è che si tratta di una variante molto contagiosa ma meno violenta dal punto di vista della carica virale, il che significa meno ricoveri e rischio ridotto di finire in terapia intensiva. Quella cattiva ci arriva da Israele, che ha dimostrato una riduzione del 30% nella protezione garantita dal vaccino Pfizer in doppia dose, che passa così dal 96% al 66%. E così Israele ha già annunciato il ripristino di alcune misure anti contagio, a cominciare dalle mascherine e dallo stop a eventi e manifestazioni che prevedano un afflusso non controllabile di gente. In decisa controtendenza va l’Inghilterra, dal primo momento sull’ottovolante di numeri e strategie: Boris Johnson ha annunciato che dal 19 luglio si riapre tutto, alla faccia delle statistiche che di certo non dovrebbero fargli dormire sonni tranquilli. Una decisione che, dice il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, “lascia allibito me e tutti i miei colleghi inglesi. Una decisione politica e non scientifica. Trovo inquietante che il Paese con la percentuale di infetti più alta invece di nuove misure di controllo contro l’infezione le elimini”. Ma Johnson non vuole saperne, e preferisce scommettere sul senso di responsabilità degli inglesi e sull’efficacia dei vaccini.

Intanto in Sardegna, alla luce dei nuovi dati, il direttore di Microbiologia dell’azienda ospedaliero universitaria di Sassari, Salvatore Rubino, lancia l’allarme: la variante delta colpisce soprattutto giovani fra i 19 e i 42 anni (c’è un solo caso di ultra 70enne) ed è perciò necessario fare quanti più tamponi possibile e allo stesso tempo usare rigorosamente le mascherine nelle situazioni più a rischio. “Continuiamo la nostra attività alla ricerca delle varianti e sottoponiamo a sequenziamento i tamponi che arrivano da tutto il territorio”, spiega Rubino. “Dall’ultima analisi fatta su 23 tamponi provenienti dal nord ovest Sardegna, il dato che si ricava è emblematico: la variante delta è presente nel 78% dei tamponi, nell’ultimo dato era al 66%”. Da qui l’invito del docente sassarese a una maggiore attenzione: “Il virus non è scomparso, dobbiamo sempre fare attenzione, utilizziamo le mascherine in situazioni a rischio come assembramenti. E, soprattutto, in questa fase è importante aderire alle campagne di tracciamento promosse dall’Ats con tamponi molecolari che permettono al laboratorio di identificare il virus e sequenziarlo”, conclude Rubino.