La scelta di Giorgio, libraio di Samassi: “Cerco di salvarmi con le vendite a domicilio”

La sua cartolibreria è chiusa da marzo per l’emergenza Coronavirus. Giorgio Mancosu, 44 anni, osserva la sua cassa vuota: “Ho chiesto i 600 euro ma non sono ancora arrivati. Dopo un po’ di reticenza ho deciso di vendere a distanza, anche se i libri non sono beni di prima necessità”


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Sui social fioccano gli annunci delle consegne a domicilio del libri da parte delle librerie, ancora chiuse dopo oltre un mese di emergenza Coronavirus. Ma non tutti i librai hanno deciso di seguire la strada delle ordinazioni a distanza sin da subito. Giorgio Mancosu, 44 anni, da dodici gestisce una cartolibreria al centro di Samassi. I suoi scaffali sono pieni dallo scorso 12 marzo, giorno della maxi serrata generale: “Senza contare che, nel frattempo, ho ricevuto altra merce, già pagata, dai fornitori”. Insomma, una delle tante situazioni di crisi in un’Italia messa in lockdown dal virus. Ma lui, Mancosu, ha deciso di stringere i denti per un po’ senza affidarsi alle vendite a domicilio: “Alla fine, da qualche giorno, ho deciso di farlo anche io, dopo un primo momento di titubanza visto che, i libri, non rientrano comunque tra i beni di prima necessità”.

“I seicento euro chiesti al Governo non mi sono ancora arrivati, inoltre mia moglie ha un reddito superiore al limite imposto. Per fortuna le mura del negozio sono mie, non ho il problema dell’affitto”, afferma Mancosu, “spero che ci facciano riaprire al più presto, nell’attesa stringo i denti”.


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