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di Carlo Carta
Non piove e la cosa comincia a preoccupare! Non per lo Smog (è da anni che si auspicano politiche ambientali in tal senso) e nemmeno per l’inquinamento del sottosuolo che oggi in molti scoprono con molte tracce di veleni residui, frutto di anni e anni di sconsiderata leggerezza da parte di chi lo consentiva, di chi lo vendeva e di chi lo usava. Purtroppo esistono poche isole felici e nemmeno i nostri Territori sono rimasti esenti da questo avvelenamento. Ma ora manca l’acqua e la terra ha veramente sete.
La tradizione, che viaggia tra il sacro ed il profano, vuole in questi casi il ricorso al “Gesùgristu Nieddu” (l’antica statua lignea seicentesca che si vuole della scuola del Nicodemo), portata in processione per le vie del paese. Pratica che, si crede, abbia sostituito alcuni “riti pagani”, peraltro molto diffusi in Sardegna, che vedevano la profanazione degli ossari. Con ossa e teschi che nel novilunio venivano immersi nell’acqua. Il tutto con il consenso degli anziani della comunità, ma con la netta contrarietà della chiesa. Esisteva però ancora una pratica, forse più primitiva e ancestrale, effettuata ancora a fine ‘800 in luoghi di culto nuragici e neolitici, meglio se in prossimità di qualche Tomba dei Giganti. Per il rito servivano semplicemente due corna bovine, da incastrare su un particolare masso monolite. Il risultato, raccontavano gli anziani, era pressoché sicuro. Cosa dicono le previsioni del tempo per l’inizio dell’anno? Acqua di sicuro!!!