La Sardegna come la Catalogna, la sfida di Pili: “Anche noi referendum per l’indipendenza”

Il deputato di Unidos presenta una proposta di legge costituzionale per referendum: “Se entro ottobre non verrà ammessa scatterà ricorso alla corte di giustizia europea con legali sardo-catalani ”

“La Sardegna è trattata come la peggior colonia di Stato, il Popolo Sardo subisce discriminazioni infinite, dai trasporti all’energia, è vittima di un fisco diseguale che colpisce in modo letale l’economia e il lavoro. Una terra violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti. I tratti identitari del Popolo Sardo sono delineati in modo chiaro e definito dalla storia e dall’etnia, dalla cultura e dalla lingua. Ora, dinanzi ad uno Stato che niente ha fatto per riequilibrare divari e discriminazioni, non resta che sottoporre ai Sardi la resa dei conti con il quesito restare o meno sotto questo regime italiano. E’ ora di intraprendere un cammino definito sul piano identitario, economico, culturale e statuale. Per questa ragione oggi, contemporaneamente al referendum della Catalogna, ho depositato una proposta di legge costituzionale che prevede la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull’indipendenza. Un’iniziativa legislativa che sottoponiamo alla condivisione di tutti coloro che riterranno necessario questo passo, nel rispetto del democratico diritto del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro. Servono passi ufficiali, occorre passare dalla solidarietà generica ad azioni e percorsi ben delineati a tutela del Popolo Sardo. Il passaggio democratico della proposta di legge costituzionale per il Referendum per l’autodeterminazione del Popolo Sardo è indispensabile sia sul piano legislativo che giudiziario. E’ evidente che se la Presidente della Camera dei Deputati non dovesse dichiarare ammissibile la proposta di legge nella nuova formulazione, e quindi rigettarla, ne scaturirebbe un contenzioso giudiziario di livello internazionale, proprio perché verrebbe leso un primordiale diritto universale e quello di un parlamentare di svolgere la propria funzione legislativa. Sarebbe un vulnus giuridico costituzionale alla pari della mancata legittimazione del referendum catalano. Un “casus” tutto giudiziario da affrontare sia nell’ambito della Corte di giustizia europea che a livello di Nazioni Unite. E del resto gran parte dei contenziosi sull’autodeterminazione dei popoli, soprattutto nell’era post coloniale sono stati rimessi alle Corti internazionali proprio per la ritrosia degli Stati a riconoscere autonomamente il principio interno dell’autodeterminazione dei Popoli”.

Lo ha annunciato ieri nello straordinario proscenio del Nuraghe Losa, davanti a centinaia di militanti amministratori, esponenti di primo piano dell’indipendentismo sardo, il deputato e leader di Unidos Mauro Pili che nei giorni scorsi a Barcellona ha avviato un percorso condiviso con le autorità catalane. All’incontro sono intervenuti esponenti di primo piano della cultura e dell’economia sarda, dal professor Ferdinando Buffoni giá direttore generale della Banca d’Asia al leader storico dell’indipendentismo sardo il professor Bainzu Piliu, dal presidente della Confagricoltura Luca Sanna ai rappresentanti degli amministratori locali, per loro sono intervenuti Sindaco di Olmedo Toni Faedda. Un lungo applauso è stato dedicato alla figura di Doddore Meloni alla presenza della figlia Tiziana.

“Abbiamo intrapreso un percorso concreto di condivisione con la Catalogna. Nei giorni scorsi – ha detto Pili – ho incontrato a Barcellona i vertici politici e istituzionali catalani per intraprendere già da domani ( lunedì) una comune azione giudiziaria a livello internazionale per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei Popoli inquadrati nell’ambito di Stati post coloniali. In questa direzione – ha annunciato il parlamentare di Unidos – abbiamo dato mandato a legali sardo-catalani di predisporre un percorso comune, a partire dalle reciproche violazioni subite, da una parte quella catalana della delegittimazione del referendum e dall’altra quella sarda con la paventata inammissibilità della proposta di legge costituzionale a mia firma”.

“Tra la Sardegna e la Catalogna non ci sono analogie economiche ma esiste una forte consonanza identitaria e democratica. Si tratta di due entità ben definite sul piano etnico e culturale, con la legittima aspirazione a decidere il proprio futuro. Il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione è – ha proseguito il leader di Unidos – un passaggio nevralgico sul piano democratico. E’ giusto che i Popoli si esprimano, in un senso o nell’altro. Non stiamo discutendo se si è a favore o meno dell’indipendenza, stiamo discutendo se un Popolo può decidere o meno di appartenere ad uno Stato che lo discrimina e lo rende succube, dal fisco allo sviluppo. Ogni Sardo dovrebbe sostenere l’istituto del referendum per l’autodeterminazione, quelli a favore e quelli contrari all’indipendenza. Si tratterebbe, nella peggiore delle ipotesi, di un deterrente alle continue malversazioni ai danni della Sardegna e dei Sardi”.